La Croce: non un peso, ma una porta.

Il Vangelo di domenica ci regala una frase che forse abbiamo sentito mille volte: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”. Il rischio è di ascoltarla distrattamente, come un ritornello già noto. E invece qui c’è la notizia più grande: Dio non è venuto a metterci regole più dure, ma a mostrarci fino a che punto arriva il suo amore.

Gesù, innalzato sulla Croce, non è l’immagine di un fallimento, ma di una vittoria che sembra paradossale: proprio lì dove il mondo vede sconfitta, Dio ci apre la porta della vita. La Croce è il luogo in cui l’amore non si arrende davanti al male.

E allora proviamo a tradurlo per l’oggi. Quando ti senti “morsicato” dalla vita – da una malattia, da un tradimento, da una fatica che non passa – la tentazione è abbassare lo sguardo, chiuderti, rinunciare. Il Vangelo ci invita invece ad alzare gli occhi verso Cristo crocifisso: lì trovi uno che non scappa, che non ti lascia solo nel dolore, ma lo prende su di sé per trasformarlo.

La Croce non è un amuleto da appendere al collo o al muro, ma un invito concreto: amare come Gesù, cioè senza misura, senza calcoli, senza esclusioni. È scomodo? Certo. Ma è anche l’unica strada che rende la vita piena, vera, libera.

Allora, davanti alla Croce – nel giorno della festa dell’Esal-tazione della Santa Croce –, possiamo chiederci: in quale “croce” quotidiana sono chiamato a far entrare l’amore di Dio? Può essere la pazienza in famiglia, la cura di un anziano, il perdono dato a chi mi ha ferito. Ogni volta che scelgo l’amore invece della chiusura, quella Croce si trasforma da peso a porta: la porta che conduce alla vita eterna.

Gv 3,13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».