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Da pensionato dell’epoca digitale quale sono, leggo i giornali ogni giorno sul mio tablet e, attraverso vari siti, mi tengo aggiornato su quanto succede nel mondo, anche in quello “capovolto”, quello dei deboli e dei poveri che sono dominati dai potenti della terra.
Tutti i giorni, da parecchi mesi, le cronache e i commenti di guerre, massacri, violenze, uccisioni, dominano giornali e canali social. È estremamente difficile, anche per un attento “navigatore della rete” e abituale lettore di giornali e riviste, trovare notizie di “esperienze di pace” o di resistenze positive alla seduzione del “fascino degli armamenti”.
Non dobbiamo abituarci alla guerra! Anzi, bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati. (Papa Leone XIV)
Di fronte a tanto male ci si sente impotenti ed è facile rassegnarsi all’inevitabilità di tanta violenza e distruzione. Eppure c’è un’altra via per permettere di sperare in una vita degna e serena per tanti popoli in guerra, oppure dominati dagli idoli moderni, il potere, il denaro e la lussuria, come direbbe Thomas Stearns Eliot.
Durante la guerriglia che devastò il nord Uganda causando più di 100mila morti, lo sfollamento di oltre 2 milioni di persone e il rapimento di almeno 60mila bambini trasformati in bambini-soldato, l’ultimo baluardo al totale collasso di una convivenza civile di fronte alla barbarie della violenza e della vendetta fu la rete degli ospedali in tutta la regione. I luoghi di cura continuarono – grazie agli aiuti internazionali e al sacrificio dei suoi operatori – ad offrire i loro servizi, diventando anche rifugi sicuri per i bambini e le donne, che di notte trovavano accoglienza nei perimetri ospedalieri, sfuggendo a rapimenti e violenze.
La speranza fu mantenuta viva per due decenni da piccole comunità, coese e determinate, luci nell’oscurità del male. Lo stesso ho visto avvenire in Rwanda, in Sud Sudan, nell’est della RDC. Poi, ci fu il ritorno a casa o di quello che rimaneva. Infatti, tutto finisce, anche le guerre: l’importante è ricominciare e per questo ci vuole speranza.
Costruire comunità di pace e accoglienza, nella Verità e nella Carità, è l’urgente missione e la profezia di questi tristi tempi. Verrà, è una promessa, il tempo di ricostruire.
“La Pace sia con voi!” (Papa Leone, ripetendo le parole di Gesù)