(Filippo Ciantia)

Un’infanzia e un’adolescenza ordinarie, la vita nell’oratorio del piccolo paese di provincia, una famiglia non ricca di cose, ma di fede, il bene che le hanno donato in abbondanza, quale eredità preziosa. Giorno dopo giorno e nel lento trascorrere del tempo e nella fedeltà al cammino, la fede era diventata tanto importante e la domenica era il giorno più bello.

Gli studi di ragioneria erano faticosi e il diploma le era costato tanto. Mentre tutte le sue compagne e amiche avevano deciso di andare all’università, Tiziana iniziava a lavorare, trovando un buon lavoro come impiegata.

Il lavoro le lasciava il tempo per la vita della parrocchia e soprattutto per andare a trovare i malati. Con loro si sentiva bene, come se, nell’accompagnare la loro sofferenza, nell’ascoltare le loro fatiche e le loro domande, nel lenire l’angoscia e la paura, trovasse se stessa più che in ogni altra circostanza.

Questa chiamata divenne più forte di ogni ostacolo. Impossibile per lei superare gli studi per la laurea di infermieristica e la famiglia aveva bisogno del suo stipendio. Con un corso serale diventa operatrice socio-sanitaria. Quanta fatica affrontata per passione!

Sceglie di stare con i suoi migliori amici, i malati: una passione più forte del lavoro sicuro come impiegata. Si licenzia e diventa OSS nell’ospedale della zona, con turni di giorno e di notte, affrontati con determinazione. Fino a quando la caposala la convocò: tu puoi essere un’ottima infermiera! Devi laurearti! Di nuovo studi serali, per tre anni, fino alla conquista della laurea. Neppure gli insuccessi ai concorsi per un posto fisso la fermarono. Per lei bastava stare con i suoi malati.

La malattia è una profezia della nostra finitezza: qui sta l’angoscia e la paura della premonizione di una fine.

Qui emergono tutte le domande più drammatiche: Perché proprio a me? Guarirò? E i miei cari, i miei figli, i miei genitori? Sopporterò il dolore? Ci vuole una compagnia, che aiuti ad accettare la malattia, affinché diventi profezia non della fine, ma del fine, di un disegno buono.

Tiziana ha scelto il compito migliore, offrire quotidianamente un’amicizia: in-fermiera, con gli infermi. Per essere la via con cui la grazia possa raggiungere i suoi malati, profezia del destino.