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“Se uno mi ama, osserva la mia parola e il Padre mio lo amerà e Noi – Padre, Figlio, Spirito – verremo a Lui e prenderemo dimora presso di Lui”.
Cerco di dire con linguaggio nostro il testo proposto in questa VI domenica del Tempo di Pasqua, scritto alla fine del I secolo a Efeso, con linguaggio dei credenti allora convertiti al cristianesimo.
Chi ama Gesù Cristo e osserva la sua Parola, come parola di vita, fa esperienza di scoprirsi e sentirsi “dimora” di Dio Trinità. Scoprirsi e sperimentare che il proprio io viene abitato da Dio: esperienza amorosa più viva che si possa fare. Esperienza umana che ci meraviglia e sorprende: essere abitati da persona o persone che amano.
I genitori, sono certo che possono dire, che i loro figli abitano il loro cuore, il loro pensare, il loro spirito. L’amante può dirlo della persona amata. Spesso i mistici raccontano del loro sentirsi uniti a Dio, come abitati da Dio, nel loro pensare e agire (mentre scrivo questo mi attraversa mente e cuore la vicenda per esperienza vissuta nel deserto di Tamarraset da Charles de Foucauld).
Il sentirsi abitati è di più di un sentirsi vicini: è un sentire presente la persona nel pensiero e il palpito del cuore condiviso. Come San Paolo che dice di sé: “Io e Cristo siamo una vita nuova. Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me”.
Questa esperienza è vissuta nell’amore sponsale di uomo e donna, quando i coniugi possono dirsi: “tu sei carne della mia carne e ossa delle mie ossa”. Esperienza e linguaggio sempre più difficile a dire e a fare nell’oggi storico, quando realtà e segno dell’amore sono fatti superficiali e senza promessa.
L’abitare è condividere spazio, tempo, azione e progetto di vita. Chi ama veramente Gesù Cristo e osserva la sua parola, è abitato dal Padre, Figlio e Spirito e scopre che il suo saper amare, ha un orizzonte larghissimo: un saper amare tutto e tutti come quello vissuto da Francesco d’Assisi. E vengono in mente altri nomi ancora: Madre Teresa di Calcutta, Luther King, Gandhi e, perché no, Papa Francesco.
È importante richiamare, al termine di questa riflessione, le altre parole di Gesù nel racconto di Giovanni evangelista: “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora con voi. Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (Gv. 14,25-26). È la promessa di un abitare senza fine la salvezza in Dio Trinità.
“Vieni Spirito a riportarci ad abitare la vita
senza chiederci come, dove, perché…
L’amore non ha una posta,
è un modo sublime di vivere” (L. Verdi)
Gv 14,23-29
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora
presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me.
Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».