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La radio nel mio cuore è sempre legata a ricordi preziosi. Pensare alla radio è fare un tuffo nel passato, in un tempo in cui le voci venivano prima dei volti. Mio fratello, da piccolissimo, si è appassionato al calcio ascoltando le cronache delle partite alla domenica: le ripeteva, le imitava, ci metteva il fiato e l’emozione, come fosse lui a commentare la finale dei Mondiali. Non aveva idea di come si giocasse, forse non sapeva neanche che il campo fosse verde. Eppure era la sua passione.
Io, invece, ho conosciuto i Negramaro alla radio, quando ancora non sapevo che faccia avessero. Poi li ho visti in video, e sono rimasto deluso: pensavo fossero uno solo, non un gruppo. E poi l’immagine che mi ero costruito non combaciava con quelle facce, la voce non corrispondeva ai volti.
La radio è così: ti entra dentro, senza chiedere il permesso. È il mezzo di intrattenimento e d’informazione che tutti ascoltiamo, ma che nessuno ammette di ascoltare. La grande forza della radio è che riempie i vuoti. Non la si accende per sé stessa, ma per accompagnare qualcos’altro: mentre si guida, mentre si riordina casa, mentre si cucina. Mai da sola, mai al centro.
Probabilmente è in auto che si concentra la maggior parte dell’ascolto radiofonico. Si è attenti, ma non troppo: le immagini di un un video distrarrebbero, la radio no. È lì, in sottofondo, ma non è un rumore. Oppure in palestra, ma lì si preferisce Spotify: si vuole scegliere la playlist, il ritmo, il tema. In macchina, invece, ci si affida. E fidarsi non è poco: ci sono stazioni che ci hanno accompagnati per anni senza deluderci mai, voci che riconosciamo come quelle di un amico.
La radio è un mezzo di fiducia. Non si guarda, si ascolta: un solo senso è coinvolto, e per questo tutti gli altri restano liberi. O quasi: la fantasia si accende, immagina, completa.
La radio stimola, allena, fa crescere. Se fatta bene, educa. Se fatta superficialmente, consola, anche solo raccontandoci la meta preferita per vacanze che non faremo mai.
Alla soglia dei suoi cento anni, la radio non fa paura a nessuno. È eterna perché passa sotto, si infila ovunque e sempre in meno le danno peso. Come Radio Vaticana, che ancora oggi mantiene le onde corte per raggiungere anche l’angolo più lontano del mondo e portare la Parola di Dio a tutte le genti.
La radio, snobbata da tutti, ascoltata da tutti. E zitta zitta, educa i giovani a pensare.
Eppure, se chiedi a un mio coetaneo se ascolta la radio, ti dirà di no. Innocente illusione.