(Fabrizio Dassano)

Mentre si dibatte su come festeggiare il Natale in tempi di pandemia, con il bollettino che si attesta su oltre 600 morti nell’ultima settimana in Piemonte, andiamo ad un Natale tragico quanto memorabile: fu il perno di un evento spontaneo, conosciuto come “Tregua di Natale del 1914” che coinvolse circa 100.000 soldati in guerra, nel gelo delle trincee delle Fiandre. Nell’orrore dei campi di battaglia della Grande Guerra fu celebrato creando uno dei più gravi atti di insubordinazione militare di massa, ma fu celebrato fraternamente tra soldati nemici che erano accomunati dalla medesima fede.

Il 3 agosto 1914 iniziò l’attacco tedesco alla Francia secondo il “Piano Schlieffen”: le truppe tedesche invasero il neutrale Belgio al fine di aggirare le difese francesi poste lungo il confine tra le due nazioni e puntare su Parigi. Dopo alcuni iniziali successi, l’attacco dei tedeschi venne fermato durante la prima battaglia della Marna (5-12 settembre 1914) ad opera delle truppe francesi e dalle truppe inglesi del British Expeditionary Force (BEF), da poco sbarcato sul continente, ma il seguente controattacco anglo-francese venne fermato nel corso della prima battaglia dell’Aisne.

Nei mesi successivi i due contendenti cercarono di aggirare reciprocamente il fianco settentrionale dell’avversario, che a causa della rapida avanzata tedesca non era ancora ben definito, dando luogo alla serie di eventi nota come “corsa al mare” (del Nord): i combattimenti si estesero progressivamente verso nord, nella regione belga delle Fiandre, mentre lungo la linea del fronte presero a comparire i primi sistemi di trincee. Dopo la fine della prima battaglia di Ypres alla fine di novembre, la situazione giunse a un punto di stallo: era finita la guerra di movimento e il fronte si stabilizzò lungo una linea continua di trincee estesa dal Mare del Nord alla Svizzera, dietro cui i due contendenti si ammassarono a difesa. Con l’avvicinarsi del primo Natale di guerra, furono intraprese diverse iniziative a favore della pace: una “Lettera aperta di Natale” fu sottoscritta pubblicamente da 101 suffragette britanniche e indirizzata alle “donne di Germania e Austria” come messaggio di pace tra le opposte fazioni.

Il 7 dicembre 1914, invece, Papa Benedetto XV avanzò la proposta di sottoscrivere la tregua natalizia tra i governi belligeranti, chiedendo che “i cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano”.

Ma la richiesta fu ufficialmente respinta dai governi in guerra.

La notte della vigilia nella zona di Ypres i soldati tedeschi iniziarono a installare le decorazioni natalizie nelle loro trincee, candele sul bordo delle trincee fornite gratuitamente dalla sussistenza e su alcuni alberi nelle vicinanze. Poi iniziarono a cantare Stille Nacht (Astro del Ciel) e altre canzoni natalizie che, seppur in tedesco, avevano la medesima armonia per tutte le altre lingue.
Gli inglesi risposero iniziando anche loro a cantare in coro e poco dopo i soldati uscirono dalle rispettive trincee per scambiarsi piccoli doni nella “terra di nessuno”: cibo, tabacco, alcolici e souvenir come bottoni delle divise e berretti. In molti casi gli episodi di fraternizzazione proseguirono anche la mattina di Natale: la forte gelata della notte indurì il terreno e disperse l’odore di putrefazione dei cadaveri insepolti, diversi gruppi di soldati dei due schieramenti si incontrarono nella terra di nessuno per scambiarsi doni e scattare foto ricordo; il livello di fraternizzazione fu tale che vennero persino organizzate improvvisate partite di calcio tra tedeschi e britannici.

Altre testimonianze ricordano che la tregua fornì anche l’occasione per recuperare i caduti rimasti abbandonati nella “terra di nessuno” e dare loro sepoltura. Furono organizzate anche funzioni religiose comuni per tutti i caduti. In questi settori del fronte l’artiglieria rimase muta e non si verificarono combattimenti su vasta scala per tutto il periodo natalizio, ma in alcuni casi i soldati che si avvicinavano alle trincee nemiche furono presi a fucilate dagli avversari. La tregua spontanea durò solo per il giorno di Natale, ma in alcuni casi si prolungò fino alla notte di Capodanno.
La notizia uscì tardi per una sorta di autocensura in Europa. Negli Stati Uniti, neutrali, uscì il 31 dicembre 1914 su “The New York Times” e i giornali britannici si accodarono, riportando numerosi resoconti in prima persona degli stessi soldati, presi dalle lettere inviate alle famiglie. In Germania molti giornali espressero dure critiche nei confronti dei soldati partecipanti alla tregua, e in Francia la forte censura sulla stampa non permise il diffondersi di questa notizia “pericolosa”.

Nell’Italia ancora neutrale il 27 dicembre 1914, l’inviato del quotidiano torinese “La Stampa”, Marcello Prati da Londra, nel suo articolo “Lotta di aeroplani nel cielo d’Inghilterra – Il canto dalle trincee” dopo la cronaca del secondo raid aereo tedesco della storia sulla Gran Bretagna, scriveva: “nessun altro avvenimento ha turbato la tranquillità del giorno santo; né gli inglesi hanno rinunziato quest’anno alle loro tradizionali abitudini. La festa fu celebrata regolarmente sia dalla flotta vigilante sui mari sia dalle truppe nelle trincee di Fiandra. Colà – ci racconta il corrispondente del Times – i soldati britannici celebrarono il Natale con cordiale entusiasmo. Appena apparve l’alba del giorno santo, alti canti religiosi si levarono sull’immenso campo di battaglia, sul quale, a quando a quando, scoppiarono gli shrapnels. Assai spesso ai canti di Natale dei soldati britannici rispondevano i canti dei tedeschi dalle loro trincee. E più di una volta – assicura il corrispondente – i due canti parvero sincroni, modulati nella stessa cadenza…”

A Firenze “La Nazione” diede maggior risalto alla notizia, pubblicando anche un reportage sulle partite di calcio al fronte: “L’accordo – dice – era completo. I tedeschi nella notte di Capo-danno avevano ornato l’orlo della trincea di lampioncini multicolori e per tutta la notte cantammo, ora essi ora noi, le più gaie canzoni. All’alba potemmo anzi combinare una partita di football. Mai più squisita cortesia regnò giuocatori di due teams. Però intanto, all’intorno, vari compagni nostri erano caduti per lo scoppio di qualche shrapnel venuto da lontano e sospendemmo la partita per seppellire i morti, a cui da entrambe le parti furono resi gli estremi onori”.

Sempre sul quotidiano torinese, il 27 dicembre 1915, esattamente un anno dopo, con l’Italia in guerra, apparve un riferimento a quella Tregua di Natale del 1914: scriveva infatti il corrispondente M. P. nell’articolo “Natale di battaglia in Fiandra”: “Nessuna di quelle fraternizzazioni che caratterizzarono il Natale dell’anno scorso tra le due linee di trincee in Fiandra, pare si sia verificata ieri. Mancano ancora ragguagli diretti sulla giornata di ieri lungo il fronte inglese al quale erano affluiti immensi carichi di strenne inviate alle truppe dalla affettuosa generosità di tutta l’Inghilterra; ma diversi indizi fanno pensare che fu un Natale di battaglia…”