(Graziella Cortese)
Sono passati sessant’anni da “La Ciociara”, il film che raccontò un episodio di guerra poco conosciuto e la perdita dell’innocenza e della speranza: la storia che consacrò la signora Loren nel firmamento delle star e le consegnò un premio Oscar meritato.
Oggi, ottantaseienne, l’attrice accetta una nuova sfida accompagnata dal figlio Edoardo, che si è dedicato al cinema fin da ragazzino, ha studiato regia ed ha avuto l’onore di essere assistente di Michelangelo Antonioni.
La storia è ambientata a Bari, tra il sole che si insinua nelle finestre delle case popolari e il labirinto del centro storico: Madame Rosa è un’anziana signora di origine ebrea, sopravvissuta all’Olocausto e testimone di un’esistenza difficile, ma ricca di umanità. Da tempo la donna si dedica, dietro compenso, alla cura dei figli delle prostitute della zona, finché un giorno compare nella sua vita il piccolo Momò.
Si tratta di un ragazzino di dodici anni, senegalese, rimasto orfano in seguito a un incidente e affidato alle cure affettuose del dottor Cohen: il medico è molto indaffarato con il suo lavoro, ed essendo amico di Madame Rosa, decide di chiedere ospitalità per il suo piccolo amico. La donna accetta con qualche reticenza poiché Momò si dimostra di animo turbolento e ribelle… Ma proprio le differenze e i contrasti iniziali li condurranno invece verso un legame fortissimo, che cambierà le loro vite.
L’uscita in sala della pellicola è stata sospesa a causa dell’emergenza Covid, ma il film è visibile dal 13 novembre sulla piattaforma Internet di Netflix.
Sophia Loren, in un’intervista, ha narrato come il personaggio della protagonista (tratto dal romanzo di Romain Gary) le ricordasse la madre e molti dei suoi insegnamenti. Da una frase di Romilda Villani, madre di Sophia: “È proprio quando non ci credi più, che succedono le cose belle”.