di Jean Vigo
paese: Francia 1934
genere: drammatico
interpreti: Jean Dasté, Dita Parlo,
Michel Simon, Louis Lefèbvre
durata: 1 ora e 29 minuti
giudizio: capolavoro

Dal 15 gennaio è possibile ammirare nelle sale cinematografiche i film di Jean Vigo, quattro pellicole in tutto, girate negli anni ‘30 e riportate alla nitidezza originaria dal restauro della casa di produzione Gaumont (con una collaborazione di ricerca da parte della Cineteca Italiana di Milano). Due cortometraggi girati a Nizza di tipo documentaristico e due lungometraggi, tra cui “L’Atalante” che ne rappresenta la forma poetica più alta. Vigo è stato come una breve meteora scintillante (il regista è morto di tubercolosi a 29 anni), ma il suo passaggio si è rivelato fondamentale per il cinema d’avanguardia e per il particolare momento storico in cui si è realizzato.
La storia è quella di Jean e Juliette, due giovani sposi che vanno a vivere sulla chiatta di proprietà del ragazzo, un’imbarcazione che percorre lentamente la Senna: insieme a loro c’è Jules vecchio e stralunato marinaio, il ragazzino che dà un aiuto come mozzo e alcuni gatti vagabondi.
La vita trascorre tra i gesti quotidiani della navigazione e i piccoli dispetti dei due innamorati, finché la gelosia di Jean esplode impetuosa di fronte a un artista di strada troppo intraprendente e costringe la moglie a una improvvisa fuga.
Tutto diventa cupo intorno ai personaggi e nemmeno le voci e i lustrini della città di Parigi possono portare conforto fino a quando Jules, uomo rozzo ma di buon cuore, si dirige alla ricerca di Juliette per riportare la serenità perduta.
Nel lunghi decenni che l’hanno condotto fino a noi il film è stato censurato e maledetto, per trovare poi una rivalutazione in tempi più recenti: ancora oggi sorprende per la libertà creativa e per la leggerezza delle immagini. È celebre la sequenza della “visione” di Jean, immerso nell’acqua del fiume: la figura celestiale della sua amata in abito da sposa; un simbolo del valore “onirico” del cinema, utilizzato tra l’altro da Rai Tre come sigla per la trasmissione “Fuori orario” di Enrico Ghezzi.

Graziella Cortese