Sono 3,3 milioni i “lavoratori invisibili” che ogni giorno si recano nei campi, nei cantieri, nei capannoni o nelle case degli italiani per prestare la propria attività lavorativa. Pur essendo sconosciuti all’Inps, all’Inail e al fisco, gli effetti economici che producono sono importanti e pesantissimi.

Il lavoro irregolare è di “casa” in particolare al Sud, ma il fenomeno è diffuso in tutto il Paese. In Piemonte sono poco meno di 204mila i lavoratori in nero con circa 5miliardi di euro di valore aggiunto sommerso pari al 4,3% del Pil regionale che sottraggono al fisco quasi 2,7 miliardi all’anno.

Ancor più impressionanti le cifre nazionali: da una stima elaborata dall’Ufficio studi della CGIA, questo esercito di irregolari genera complessivamente 77,3 miliardi di fatturato in nero all’anno, sottraendo al fisco un gettito di 42,6 miliardi di euro. Un importo pari a oltre il 40 per cento dell’evasione di imposta annua stimata dai tecnici del ministero dell’Economia e delle Finanze.
A rimetterci non sono solo le casse dell’erario, ma anche le tantissime attività produttive e dei servizi, le imprese artigianali e quelle commerciali che, spesso, subiscono la concorrenza sleale di questi soggetti. Questi lavoratori in nero, infatti, non essendo sottoposti ai contributi previdenziali, a quelli assicurativi e a quelli fiscali consentono alle imprese dove prestano servizio – o a loro stessi, se operano sul mercato come falsi lavoratori autonomi – di beneficiare di un costo del lavoro molto inferiore e, conseguentemente, di praticare un prezzo finale del prodotto/servizio molto contenuto. Prestazioni, ovviamente, che chi rispetta le disposizioni previste dalla legge non è in grado di offrire.

Per questo, da più parti – anche in seno allo stesso Governo Lega-5Stelle – si è fatta strada negli ultimi tempi la possibilità di una reintroduzione dei voucher (richiesti a gran voce dal centrodestra, ma invisi ai leader del movimento grillino). “I voucher – afferma il segretario della CGIA Renato Mason – erano stati concepiti dal legislatore per far emergere i piccoli lavori in nero. Se in alcuni settori c’è stato un utilizzo del tutto ingiustificato di questo strumento, paradossalmente il problema dei voucher non è ascrivibile al loro eccessivo ricorso, ma, al contrario, per essere stati impiegati pochissimo in particolar modo al Sud, dove la disoccupazione è molto elevata e l’abusivismo e il sommerso hanno dimensioni molto preoccupanti. Eliminarli, quindi, è stato un errore. Pertanto, andrebbero assolutamente reintrodotti, in particolar modo nell’agricoltura, nel turismo, nei settori dove è forte la stagionalità e tra le micro imprese artigiane”.

(agd)