C’era una volta una preghiera litanica che chiedeva “a peste, a fame, a bello libera nos Domine”, e cioè “dalla peste, dalla fame, dalla guerra liberaci, o Signore”.

Oggi è di estrema attualità e pure tanto necessaria, sia la preghiera che la liberazione, dalla pandemia (la peste), dalla guerra (quella così vicina da spaventare e tutte quelle che così lontane non ci interessano affatto) e dalla fame (la carestia; un termine obsoleto, diventato di moda in questi giorni per farci digerire ciò che forse troveremo razionato sugli scaffali del supermercato). Sono tre flagelli che il mondo teme, che trasversalmente possono colpire tutti senza distinzioni ed espandersi senza limiti di frontiera come fece il Covid.

Peste e guerra sono già in scena, il terzo flagello sembrerebbe non dover tardare. Tornano alla mente i racconti dei nostri anziani; la carta annonaria – ribattezzata subito la tessera della fame, in voga dal 1940 al 1949 – per andare a ritirare generi alimentari razionati, oppure il baratto del se “tu dai qualche patata a me io do qualche uova a te” e via di questo passo.

Ricordi che si sono affievoliti col passare degli anni e il cambio generazionale, e che ora tornano prepotentemente tra l’incredulità degli adulti e l’inimmaginazione dei giovani, che la storia l’hanno studiata poco o niente, proiettati come sono verso l’infallibilità della tecnologia che oltre alla testa riempie – credono loro – anche la pancia. In questo clima incerto, che nulla invidia a quello della pandemia, i sondaggi registrano la voglia degli italiani di viaggiare durante le vacanze di Pasqua; scrollarsi di dosso un po’ di tensione nonostante il portafoglio che piange.

Una pausa all’insegna dell’inflazione che sale, con attenzione al budget che dirà cosa prendere e cosa lasciare, proprio come uno slalom tra conflitto, pandemia e aumento dei prezzi. Il futuro incerto dà spazio ai sogni, ma induce a volgere il nostro sguardo verso Gerusalemme, città nella quale faremo ingresso domenica delle Palme, luogo della presenza di Dio e dove ci dona la capacità di leggere i fatti così tristi e dolorosi di questi tempi.

Le voci spezzate, le grida di dolore, le lacrime versate, i rumori della guerra si confondono come un turbine dentro di noi che vogliamo salire alla Pasqua, sapendo della tappa obbligatoria del Calvario.