I l mercato del lavoro in Piemonte nel 2023

Occupati: 1.801 mila (+0,9% sul 2022)

Tasso di occupazione: 67,1% (era 66,3% nel 2022)

Disoccupati: 118 mila: (-4,8% sul 2022)

Tasso di disoccupazione: 6,2% (era 6,5% nel 2022)

Tasso di disoccupazione giovanile: 20,3%

Il biennio 2022-23 è stato caratterizzato da una sostenuta crescita della domanda di lavoro accompagnata da un miglioramento della qualità dei rapporti di lavoro.

Nella fase più recente si è, infatti, osservato un aumento significativo dei contratti a tempo indeterminato.

Nella media del 2023 l’occupazione ha continuato a manifestare un trend positivo e i tassi di disoccupazione si sono riportati al di sotto dei livelli pre-pandemici nonostante i segnali di frenata evidenziati dall’economia.

Questi dati evidenziano una tendenza positiva nel mercato del lavoro piemontese nel 2023, con segnali di crescita e stabilità che indicano una ripresa significativa dopo la fase di difficoltà legate alla pandemia. Questo periodo è stato caratterizzato da un aumento significativo dei contratti a tempo indeterminato, riflettendo un clima di fiducia crescente nel mercato del lavoro regionale. Un buon risultato, quindi, che ci parla di un Piemonte con un tasso di disoccupazione inferiore alla media nazionale. Rimane però ancora un ultimo miglio da guadagnare, quello sul divario di genere: le donne continuano ad affrontare sfide che limitano il loro accesso e il loro avanzamento professionale” commenta il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia.

Il numero medio di occupati in Piemonte nel 2023 si è attestato a 1.801 mila, lo 0,8% in più rispetto alla media 2022.

Il 55,6% è rappresentato da soggetti di genere maschile contro il 44,4% di genere femminile.

L’incremento del numero di occupati, pari a 16mila unità, è riconducibile a un aumento registrato dal comparto industriale (+6,0%) e dal commercio e turismo (+2,7%).

Una flessione di debole entità ha caratterizzato, invece, le altre attività dei servizi (-0,9%).

Contrazioni più marcate hanno colpito l’agricoltura (-3,3%) e le costruzioni (-7,6%).

Nel 2023 l’occupazione dipendente è cresciuta del 2%, mentre per quella indipendente si è registrata una contrazione del 3%.

L’incremento occupazionale ha interessato in particolare gli occupati a tempo pieno (+1,1%), mentre quelli a tempo parziale hanno evidenziato una sostanziale stazionarietà.

Nel 2023 sono stati i titoli di studio meno qualificati a segnare una flessione elevata (-6,7%). Sono apparsi, invece, in aumento gli occupati con diploma (+3,5%) e con laurea e post-laurea (+5,6%).

Sul fronte dei disoccupati nel 2023 si rileva un calo di 4mila unità rispetto al 2022, parallelamente sono diminuiti anche gli inattivi (coloro che non hanno un lavoro, ma non lo cercano nemmeno).

Il contenitore ‘a fisarmonica’ delle non forze di lavoro è calato, infatti, di 41mila unità rispetto al 2022 (-3,6%).

Analizzando il tasso di occupazione appare evidente la crescita registrata sia dal Piemonte, che passa dal 66,3% del 2022 al 67,1% del 2023, sia dell’Italia che guadagna circa un punto e mezzo, attestandosi al 61,5%.

Permane anche nel 2022 in Piemonte il noto divario di genere, circa 14,3 punti separano il tasso di occupazione maschile (74,3%) da quello femminile (60,0%).

Il dato piemontese è tuttavia migliore rispetto a quello medio nazionale, in Italia il gap tra tasso di occupazione maschile e femminile è, infatti, di circa 18 punti.

Il tasso disoccupazione della nostra regione si mantiene su livelli nettamente inferiori rispetto a quelli medi nazionali.

Il Piemonte nel 2023 ha conseguito un tasso di disoccupazione del 6,2%, lievemente migliore rispetto a quanto evidenziato nel 2022 (6,5%).

L’Italia ha segnato un lieve calo, passando dall’8,1% al 7,7% del 2023.

Anche per quanto concerne il tasso di disoccupazione esiste in Piemonte un evidente scarto di genere, quello maschile nel 2023 si attesta al 5,4% e quello femminile al 7,1% Sul fronte della disoccupazione giovanile (15-24 anni), infine, il dato piemontese (20,3%) relativo al 2023 continua ad essere marcatamente maggiore alla media europea (14,5%), ma inferiore rispetto al risultato nazionale (22,7%).

 

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