(Cristina Terribili)

ROMA – Semmai qualcuno mi chiedesse con quale personaggio delle favole mi vada ad identificare maggiormente, io risponderei senza dubbio “Alice nel paese delle meraviglie”. Spesso, nella mia vita mi sono trovata a lavorare, studiare, con persone molto diverse da me che hanno contribuito sostanzialmente alla mia crescita personale e professionale. Tutto quanto appreso è diventato non solo parte di me, ma condiziona anche le mie scelte: fa sì – ad esempio – che io imposti il mio lavoro secondo un filo rosso che mi riporta a quanto appreso in anni passati.

Cosi, in gioventù, invece di “trovarmi su un cargo battente bandiera liberiana” (citazione da “Borotalco” di Carlo Verdone) mi imbattei in un gruppo di lavoro che approfondiva il testo di Don Giussani su “Il rischio educativo”. Lessi solo successivamente il testo del “Don”, ma rimasi affascinata da alcune parole chiave (“tradizione”, “bellezza”, “sorpresa”…) che hanno poi guidato sempre il mio impegno con i bambini ed i ragazzi.

Durante le pause scolastiche, con la mia associazione “Gruppo Accademia”, organizziamo un centro estivo un po’ diverso da quelli che si trovano a Roma. La diversità sta soprattutto nell’idea che sottende le nostre scelte sulle attività che proponiamo. I giochi, le visite culturali, le riflessioni che animiamo, hanno come base il desiderio di essere non solo utili, ma di contribuire alla crescita di un giovane mettendo in gioco anche noi stessi (“Assumendoci il rischio”, direbbe Giussani).

Così come io decido di perdere i panni della psicologa per sperimentare di nuovo la mia passione per l’arte o per i giochi da tavolo, i ragazzi perdono quell’essere solo parcheggiati in attesa del periodo di vacanza e fanno nuove esperienze, diventano potenti strateghi o pescatori oppure turisti in giro per la città, ammirandone la bellezza da dentro, mettendo insieme le proprie conoscenze, quelle scolastiche, con il mondo dei sensi che viene guidato ad osservare (i particolari sulla facciata di un palazzo storico), ad ascoltare (la dispersione del suono all’interno del Pantheon), ad annusare (un’essenza all’interno di un negozio), a sfiorare (con le dita le scritte in braille in un museo, per percepire come legge chi non può usare la vista). Inoltre abbiamo imparato a galleggiare al mare, a pescare le telline, e con i giochi da tavolo impariamo a perdere ma anche ad allearci, a prenderci la rivincita ma anche a stare per tre ore concentrati, più o meno immobili, ad osservare le mosse di un altro giocatore per programmare le proprie.

Ci sarebbe molto altro da raccontare, ci sarebbero le emozioni, le domande, la sorpresa nei nostri occhi di fronte ad ogni nuova scoperta e quel senso di benessere nel lavorare per un obiettivo importante, quello di partecipare alla crescita umana di chi ha un futuro aperto a tutte le possibilità, anche durante un centro estivo.