Scomparso? Come scomparso? Quando si muore non si scompare, si torna a Dio!”: per Mario Giacometto le parole avevano un senso preciso, erano importanti.

Mal sopportava che fossero usate in modo sciatto, superficiale: figurarsi quando accadeva sul suo, sul nostro giornale!

Mario è tornato a Dio, all’età di 88 anni.

È stato per decenni il corrispondente montanarese del Risveglio Popolare, rivestendo altresì il ruolo – un tempo di rilievo, in ambito ecclesiale; ora, purtroppo, pressoché scomparso – di “delegato della buona stampa”.

Scriveva, con rigore e cura del dettaglio, della vita amministrativa e forse ancor più della vita sociale del paese, di ciò che meritava essere messo in luce.

Un esempio: memorabile (e atteso, credetemi!) era l’elenco, che ogni anno compilava, dei compaesani che avevano tagliato il traguardo dei 90 anni.

Possiamo dire che Mario era un vero mastino: inseguiva per settimane gli abbonati che si erano scordati di effettuare il rinnovo, senza mollare la presa…

Non per caso, a quei tempi, a Montanaro giravano centinaia di copie del Risveglio, tanto che il paese è stato, in più occasioni, secondo per numero di abbonati alla sola Ivrea.

E non c’era solo il Risveglio: leggeva (dalla prima all’ultima pagina) e diffondeva tante altre pubblicazioni, da Avvenire, a Famiglia Cristiana, al Nostro Tempo…

Nato in una famiglia di solidissimi valori cristiani – che ha donato due suoi fratelli alla diocesi di Ivrea come sacerdoti, don Andrea e don Angelo, da tempo tornati a Dio, come anche il fratello Gianfranco –, Mario ha dedicato il suo impegno alla comunità parrocchiale e a quella civile.

Lui stesso ha voluto fosse scritto, sul necrologio, “cantore liturgico per 70 anni”.

Con la sua voce, musicalmente educata, ha contribuito ad arricchire i momenti liturgici; per non dire della passione con cui ha diretto a lungo il coro parrocchiale.

Nè può essere taciuta la dedizione al gruppo donatori di sangue della Fidas: insignito della terza medaglia d’oro – e quindi con oltre 100 donazioni in carriera –, nonché dei più importanti riconoscimenti in ambito associativo, ha svolto con la meticolosità che gli era propria il compito di tesoriere e vicepresidente, spendendosi per avvicinare tanti concittadini a questa importante opera di volontariato.

La sua fede radicata, cantata, praticata e sicura, la sua operosità, rimangano di esempio e di stimolo per tutti noi”: è una delle preghiere elevate nel corso della Messa esequiale; non si sarebbero potute scegliere parole migliori, per fissare ciò che Mario è stato.

Con esse vogliamo stringerci a sorelle e fratelli che sono ancora tra noi – Maria, Margherita e Marco – e a tutti i suoi cari.

Mi sia concesso un breve ricordo: in fondo se ho fatto di quella che era una passione il mio lavoro, un po’ lo devo anche al suo aiuto.

Ho in mente qualche suo consiglio di quando, giovanissimo, iniziavo a cimentarmi con la scrittura giornalistica: dispensato con parsimonia e delicatezza, senza far pesare l’esperienza che lui aveva maturato e io non ancora.

Più che consigli pratici, Mario regalava spunti di lettura: ritagliava articoli a suo giudizio interessanti e me li passava, aiutandomi a formarmi.

Ciò che ricordo con maggiore nostalgia, però, sono le uscite notturne per il paese, verso casa sua: a posare nella buca delle lettere un articolo appena finito di scrivere – battuto a macchina, o magari scritto a mano: di notte il pestare sui tasti avrebbe svegliato chi in casa dormiva –.

Il mattino dopo io sarei salito sul treno per andare a scuola a Chivasso, lui sulla vecchia 127 per raggiungere Ivrea, e con l’occasione lasciare il mio pezzo in redazione.

Poi, con il passare degli anni, è toccato a me portare al giornale gli articoli che, anche se più raramente, scriveva.

Rigorosamente a mano, su fogli di carta riciclata, che egli stesso provvedeva a dotare di righe perfettamente parallele sulle quali posare con ordine lettere, parole, frasi.

Era così Mario, scrupoloso ma mai pedante.

Posso solo dirgli grazie e… a Dio.

Mauro Saroglia

 

Redazione Web