Una parola che ricorre spesso in questi giorni è “negoziazione”: è usata per i fatti della politica internazionale, soprattutto, ma noi proviamo a trasferirla nella nostra quotidianità e valutiamo se può esserci utile in questi giorni di feste.
La negoziazione è necessaria di fronte ad una condizione di conflitto in cui i due o più disputanti devono comunque trovare un accordo. Gli esempi sono innumerevoli e ciascuno ne ha in mente una serie. Ovviamente la negoziazione prevede che ciascuna delle parti in conflitto conceda qualcosa, mantenendo un clima cooperativo ed una comunicazione empatica ed accogliente.
Spesso i conflitti nascono e si cristallizzano su errori comunicativi rischiando di portare una delle parti a comportamenti dannosi per la relazione, e proprio per questo, per risolvere i conflitti dobbiamo partire da una buona comunicazione, franca, esplicita ed approfondita, accompagnata da un ascolto empatico, da un clima positivo… Già, ma con chi?
Prima di tutto con sé stessi. Un buon accordo nasce se ciascuna delle parti ha chiaro cosa vuole (la richiesta iniziale), l’obiettivo e il limite (il valore al di sotto del quale si interromperebbe il processo di negoziazione). Lo spazio della trattativa è definito dai limiti che ciascuna parte pone per interrompere la negoziazione. Più è ampio lo spazio di trattativa più è facile giungere all’accordo.
Altro elemento da tenere in considerazione è lo stato emotivo in cui si entra in trattativa. Essere consapevoli che esprimere emozioni positive e mantenere un clima relazionale gradevole può facilitare il processo di negoziazione: avviare la trattativa congratulandosi a vicenda per essere stati disponibili ad affrontare insieme un problema è già un bel punto di inizio.
Se entrambe le parti si predispongono ad una trattativa consapevoli che ci potranno essere due vincitori, lavoreranno insieme per raggiungere il migliore accordo facendo delle concessioni, magari su questioni secondarie per sè ma prioritarie per la controparte. I pregiudizi nei confronti della possibilità dell’altro di aprirsi ad una trattativa, l’incapacità di comprendere le esigenze dell’altro, l’avere un atteggiamento ostile nei confronti della persona con cui si sta negoziando interromperanno presto i processi decisionali ma entrare in sintonia, porre domande per confrontarsi e comprendere meglio ed essere disponibili a comunicare apertamente i propri obiettivi, offrono la possibilità di stimolare un maggiore numero di proposte creative di soluzione del problema.


