Il 28 maggio, a Parigi, un ragazzo di 22 anni cammina per la strada, sente delle persone che gridano, alza gli occhi, vede un bambino penzolare da un balcone al quarto piano e lo salva arrampicandosi sul palazzo. Il 26 maggio, a San Miniato (PI), un ragazzo di 25 anni, esce di casa con la pistola, si apposta sotto casa della sua ex fidanzata, la fa salire in macchina e dopo una lite le spara e si suicida.
Al primo, Mamoudou, sono serviti una trentina di secondi per salvare il bambino e cambiare la propria vita. All’altro, Federico, è servito più tempo, ha dovuto prendere il porto d’armi, acquistare un’arma, riuscire ad incontrare la sua ex ragazza da sola, farla salire in macchina e decidere che le loro vite potevano finire in quel momento.

Mamoudou ha detto che non ha pensato a nulla quando ha visto il bambino penzolare dal balcone, ha sentito solo di doverlo salvare.
Non sapremo mai cosa ha pensato Federico quando ha rivolto la pistola prima contro Elisa e poi contro se stesso. Forse anche Federico ha pensato – tragicamente – che era giusto così.
E noi? Tutti noi potremmo essere in grado di scalare un palazzo per salvare un bambino o puntare la pistola contro qualcuno ed ucciderlo?

Immagino Mamoudou bambino, arrampicarsi sugli alberi, forse è uno stereotipo, ma me lo vedo così. Nel video che riprende il giovane maliano compiere il suo gesto straordinario, vediamo altri ragazzi che tentano di fare lo stesso, cercano di imitarlo perché, ciò che fa Mamoudou, sembra così facile e naturale. Eppure, i giovani emulatori, rimangono fermi al primo gradino, non hanno né la forza fisica né la capacità di vedere gli appigli a cui aggrapparsi per ripetere l’opera.
Non so immaginarmi il passato di Federico, fatto sicuramente di tanti successi, di un futuro che si poteva auspicare roseo, con Elisa o senza. Eppure, quel non sentirsi accettato, sentirsi privato dell’amore di Elisa, che Federico pretendeva fosse per sempre sua, lo hanno fatto sentire così tanto frustrato da cancellare ogni pensiero ragionevole, diventando ossessivo, fino all’epilogo letale. Mamoudou era da solo nel compiere il suo gesto ma il bambino era soccorso anche dal suo vicino che cercava in tutti i modi di tenerlo, sporgendosi dal proprio balcone. I passanti avevano il naso in su, il telefonino in mano per riprendere la scena, facevano il tifo.

Anche Federico era da solo, lo avevano visto uscire tranquillo, nessuno sapeva che avesse comprato un’arma, che perseguitasse la sua ex, che fosse uscito per chiarire “una volta per tutte” quella storia. Elisa, sotto casa, ha chiesto aiuto, gridava e cercava di essere aiutata. Sicuramente i vicini si sono affacciati, hanno pensato alla solita lite e hanno alzato di qualche tacca il volume della televisione, hanno udito gli spari e poi più nulla; ma non hanno preso l’auto per andare dietro a Federico, per vedere dove stesse portando Elisa.

Forse molti di noi non saranno mai in grado di fare come l’uno o l’altro, perché non sappiamo arrampicarci sugli alberi e abbiamo grandi difficoltà al solo pensiero di tenere un’arma in mano.
Possiamo però decidere a quale vicino somigliare, se provare a tendere una mano o se chiudere la porta dietro di sé.

Cristina Terribili