Nell’editoriale di questa settimana – diversamente dal solito – lasciamo spazio a chi ci racconta le ultime ore prima di imbarcarsi su un aereo e volare a Panama dove Papa Francesco incontrerà i giovani di tutto il mondo nell’ambito della GMG – la Giornata Mondiale della Gioventù. Niente di meglio che tuffarci nel clima di chi – con tanti altri più o meno coetanei – sta fremendo per questo viaggio assolutamente diverso dai viaggi a cui siamo abituati. Mi pare così di offrire al lettore, anche a quello poco vicino o interessato a questi aspetti della vita, uno spaccato non tanto di cos’è una GMG ma di cosa essa rappresenta per la vita di milioni di giovani, sia quelli che sono in viaggio che quelli che per svariate ragioni non ci andranno ma pure hanno trovato il modo per essere “presenti”. E’ un editoriale che sa di testimonianza, di quelle che – lo speriamo – possono scuotere il torpore di molti.
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(di Susanna Porrino)

I vestiti sparsi per la stanza, l’emozione quasi tangibile che dilata l’aria tra le pareti, le valigie, finalmente chiuse e in un angolo, che appaiono sfinite almeno quanto noi…. Sono le scene tipiche impresse nella mente di ogni buon viaggiatore, quelle che precedono la partenza ma ne fanno, in qualche modo, già parte.

Scene divenute realtà questa settimana per tutti quei ragazzi che, dall’Italia, dall’Europa e da tutto il mondo stanno raggiungendo Panama per la Giornata Mondiale della Gioventù, prevista per il 27 gennaio nella capitale dello stato centroamericano. Un appuntamento che ogni Pontefice, da San Giovanni Paolo II ad oggi, ha voluto si rinnovi ogni tre anni in una diversa località del mondo, rivolgendosi a tutti i giovani cristiani (e perché no a tanti altri) sparsi fra i vari continenti: l’ultima si è svolta a Cracovia, in Polonia, nel 2016, e alle spalle vantava precedenti come Buenos Aires, Manila, Sydney, Parigi, Toronto, Rio de Janeiro…

Una Giornata che arriva come un dono per i giovani cattolici, specialmente dopo un anno in cui, a proposito di gioventù, la Chiesa tanto ha parlato e tanto ha avuto da dire. A pochi mesi dalla chiusura del Sinodo sui Giovani e sul discernimento vocazionale, il tema di questa GMG sarà proprio la frase della Vergine Maria “Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola”.

Certo, la scelta della meta ha provocato non poche difficoltà, in particolare per i giovani europei: uno Stato incredibilmente piccolo rispetto a quelli scelti in passato, parecchio lontano e costoso da raggiungere (i ragazzi che sono andati a Cracovia quattro anni fa avranno certamente percepito la differenza), e, per giunta, in un mese come quello di gennaio che per gli studenti e i lavoratori è sempre problematico. Ma le cose più belle si circondano sempre di ostacoli, per apparire più irraggiungibili di quel che sono; e i ragazzi che sono riusciti a partire (aiutati soprattutto dalle parrocchie di provenienza, come accaduto anche nel nostro Canavese) tra meno di due giorni incontreranno il Papa al Campo San Juan Pablo II, a pochi chilometri dal mare e con una distesa di imponenti grattacieli alle spalle.

Sulle GMG tanto si è detto e tanto, probabilmente, si dirà. C’è chi ama chiamarle raduni dei Papaboys; chi, in maniera meno velata, le definisce strumenti mediatici per attirare le masse giovanili. Per quel che mi riguarda, anche al di là delle questioni di fede, credo che in una Chiesa talora in difficoltà per le divisioni interne, l’espressione della propria unione possa assumere un significato molto più profondo di un semplice meeting dei fan del Papa.

E, anche per un mondo sempre sull’orlo di nuove guerre e discriminazioni, non può certo essere così riprovevole veder sedere e gioire l’uno vicino all’altro, almeno una volta ogni tre anni, un così gran numero di ragazzi provenienti da tutto il mondo.