Venerdì sera partiranno i primi che da Andrate percorrono a piedi il cammino notturno; il 4 agosto quelli che partono dalle loro parrocchie.
Quest’anno salirà con noi, come Vescovo eletto di Biella, e quindi del suo santuario, così caro non solo ai Biellesi, don Roberto Farinella che per sei anni ho visto attivamente partecipe al nostro Pellegrinaggio, sempre generosamente disposto anche a supplire là dove ne vedeva il bisogno. Saperlo con noi, in questo momento grande per la vita della nostra Diocesi, e pensare che il prossimo anno ad Oropa, nella Messa diremo: “con il nostro Vescovo Roberto”, è qualcosa che ci tocca nel profondo.

Per tanti anni, a Biella, questo cammino di preghiera e di riflessione è stato per me una magnifica esperienza. Soprattutto il pellegrinaggio notturno, ogni mese, dalla chiesa di S. Filippo, con giovani studenti e adulti: undici km a piedi, quindici misteri del Rosario (dal 2003 venti, per decisione di san Giovanni Paolo II), canti e momenti di silenzio nel silenzio della notte. Arrivato a Ivrea, tra le iniziative della Diocesi ho avuto la gioia di trovare il Pellegrinaggio che porta alla Casa della Madre le fatiche e le gioie di un anno pastorale e affida a Maria l’anno che sta per iniziare.
Oropa è la Casa della Madre. Vi si sale per guardare nella misteriosa Immagine taumaturgica il Suo volto amato, ma già sulla porta della Basilica antica la Chiesa ci accoglie ricordando: “O quam beatus, o Beata, quem viderint oculi tui”: quanto è beato, o Beata Vergine, colui che dai tuoi occhi sarà stato guardato.
L’esperienza, ogni volta, è quella di Zaccheo che si è arrampicato su un sicomoro per vedere ed è sceso trasformato dall’essere stato guardato e interpellato.
Le parole antiche, incise sulla pietra dell’architrave, non sono messe lì a caso: nascono dalla intelligenza della fede di uomini e donne, giovani e anziani che qui sono saliti a portare alla Madre le fatiche, le sofferenze e le gioie della vita, a dirle il bisogno di un’accoglienza forte e dolce come nessun’altra, di una presenza che è la fonte della fiducia e della speranza!
Maria, la fonte? Sì, perché la Madonna che guardiamo e che ci guarda ha in braccio un Bambino, Suo Figlio, e accogliendoci e guardandoci, ci mostra Lui, seduto sul braccio materno come su un trono: il Dio fatto Uomo che con la destra benedice manifestando nella posizione delle dita i misteri principali della fede, la Trinità e l’Incarnazione, e nella sinistra
tiene una colomba che non è certamente un giocattolo…
Maria, ci mostra Lui e nell’aureo frutto – che Ella tiene nella destra – sormontato da una croce gemmata, ci mostra la vita nuova offerta dal Suo Figlio a chi lo accoglie.
“Non intendevano quegli uomini, vescovi, preti, fedeli, scultori e pittori – scrive il biellese monsignor Alceste Catella, ora Vescovo emerito di Casale – far solo un’opera d’arte, per il godimento intellettuale di élite raffinate: il fine era di favorire nel popolo cristiano il senso del divino, la preghiera, il trasporto spirituale. Solo ponendosi dal punto di vista della fede, solo lasciandosi trasportare si può arrivare a comprendere”.
È questo il motivo profondo e più vero del nostro Pellegrinaggio annuale a questa “Città di Maria”, innalzata sul monte di Oropa, cantata anche da Paul Claudel per l’affascinante bellezza che possiede, e più ancora per il richiamo che da questa cittadella della fede ci viene. Guardare lasciandoci guardare, comprendere lasciandoci trasportare. E’ il cammino della fede! Ed è per questo che saliamo ad Oropa.
Ringrazio tutti i diocesani che saranno presenti: quelli che partiranno a piedi camminando nella notte e quelli che vi giungeranno di giorno, in altri modi. Già questi modi (e questi tempi) diversi ci dicono qualcosa della Chiesa, la “Una, Santa, Cattolica ed Apostolica” che professiamo nel Credo, pellegrina nel mondo e presente nella Chiesa locale, nella nostra Chiesa diocesana. Con passi diversi, per sentieri diversi, partendo da luoghi diversi, Essa, nella comunione, cammina verso un’unica meta.
È bella la nostra Fede! La sua bellezza è la bellezza del Volto di Cristo; la bellezza di un fatto, di un avvenimento accaduto nella storia e che permane nella storia: Dio è venuto incontro all’uomo; è venuto all’incontro con l’uomo: non a parole, ma con la Sua Parola – il Figlio unigenito – che si è fatto carne nel grembo di Maria.
È questa bellezza che ci mette in movimento poiché ci fa sentire non solo “riverenti”, ma “commossi”: imprime in noi un moto che ci spinge, prima che ad eseguire dei doveri, a vivere tutto nell’amicizia con Cristo!

† Edoardo, vescovo