La capacità diffusa di utilizzare la videoconferenza rimane uno dei risultati più interessanti, tra gli effetti globali e permanenti della pandemia. Sono cambiati i ritmi di vita e di lavoro, le modalità organizzative delle riunioni familiari, dei consigli di amministrazione e perfino delle celebrazioni liturgiche. Pare anche che le teleconferenze abbiano fatto bene al clima e possano essere una strategia per ridurre i consumi di energia da fossili combustibili.

Ma, al di là di valutazioni più o meno eleganti e approfondite, sta di fatto che tutti sappiamo cosa è una videoconferenza e quasi tutti la adoperiamo.

Ebbene, pochissimi sanno che l’inventore dei software e degli algoritmi che permettono di realizzare le videoconferenze – ancora oggi utilizzati dai principali sistemi di video call come Zoom, Teams, FaceTime o WhatsApp – è Giorgio Coraluppi, nato all’Aquila nel 1934, laureato al Politecnico di Milano, emigrato negli Stati Uniti, dove divenne il genio di riferimento nella rivoluzione della teleconferenza, sviluppandola di tecnologia in tecnologia. Ci ha lasciati alla fine di settembre del 2022, mentre stava lavorando su nuove soluzioni tecniche per la criptografia, sugli algoritmi che permettano le “scritture nascoste”, necessità sempre più vitali.

Si recò con la moglie Luisa negli Stati Uniti pensando di restarci per un paio d’anni e invece ci rimase per la vita. A Monroeville, vicino a Pittsburgh, creò aziende di punta nel settore digitale, guidandole con geniale inventiva. Era animato da una passione che aveva le sue radici in una stima profonda per il lavoro dell’uomo. Suo riferimento era la Dottrina Sociale della Chiesa e l’azienda era un organismo vivente dove i lavoratori non erano “risorse umane”, ma i protagonisti della sua crescita.

Gli siamo debitori, anche per la coscienza limpida che lo animò, insieme alla sposa Luisa, di aver fatto tanto per pura grazia, come bene esprime la sua preghiera preferita.

“Prendi, o Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto, la mia volontà, tutto quello che ho e possiedo. Tu me lo hai dato; a te, Signore, lo ridono. Tutto è tuo: tutto disponi secondo la tua piena volontà. Dammi il tuo amore e la tua grazia, e questo solo mi basta” (Sant’Ignazio)