Il 22 luglio è una giornata importante in famiglia: compleanno di Michele e onomastico di Maddalena. Un grazie a mamma Luciana per la cura che ha avuto di tutti i figli, ma in questa giornata pensiamo a loro due in particolare. Sono lontano dai festeggiati: mi trovo in Uganda, nella città di Gulu, in viaggio verso Kalongo, dove, il 28 luglio, si celebra per la prima volta la festa di Giuseppe Ambrosoli, beatificato lo scorso 20 novembre.

Maria Maddalena, l’innamorata di Gesù, che però riconosce il Signore risorto solo dopo che Gesù la chiama per nome, subito corre dagli apostoli e annuncia: “Ho visto il Signore!”. Esco dalla Messa con una domanda per me: potrei sinceramente e apertamente dire a quelli che incontro che ho visto il Signore risorto?

Vinco il disagio, immergendomi nell’impegno programmato per la mattinata. Intervisto alcuni dipendenti dell’ospedale St. Mary’s di Lacor riguardo la vita di fratel Elio Croce, un comboniano che ha vissuto e lavorato nell’ospedale dal 1985 fino alla morte per Covid-19 nel novembre 2020. Aveva confidato a sua sorella Maria il desiderio di raccontare la storia della sua vocazione. Non ne ha avuto il tempo: per l’amicizia che ci legava, ho pensato di scriverlo io. Spero di farlo con l’umiltà necessaria.

Inizio le interviste: carpentieri, autisti, meccanici, idraulici, muratori … Tanta gratitudine per chi li ha formati, quasi dal nulla, a diventare lavoratori e adulti. Arriva anche, inaspettato, George Oringa, in carrozzina. Nel 1996 all’età di dieci anni è incappato in una mina antipersona, perdendo le gambe e il braccio destro. Mi colpiscono il suo sorriso, la voce ferma e sicura e un linguaggio forbito. Si svegliò in ospedale dove fu curato per tre mesi e riabilitato per altrettanti.

Fratel Croce se ne fece carico, inserendolo in un orfanotrofio, garantendogli l’educazione, nonostante le difficoltà: “Ogni volta che c’era una sfida, Fratel Elio era al mio fianco per incoraggiarmi”. George si è diplomato, laureato, ha trovato lavoro, si è sposato e ha due figli. Uno si chiama Elio, perché “mi ha insegnato a fidarmi sempre della Provvidenza”, senza guardare ai limiti e al passato.
“In fratel Elio ho potuto vedere Dio”. Ecco, Il Signore stava rispondendo, attraverso le parole e il sorriso di George, alla domanda con cui avevo affrontato la giornata.

Ancora oggi il Signore, gratuitamente, si fa incontrare.