(Mario Berardi)

Sul decreto-legge “Rilancio” da 55 miliardi di euro c’è generale condivisione sugli interventi per la Sanità, mentre si è aperto un conflitto tra gli “industrialisti” e gli “assistenzialisti”, con i primi che chiedono maggiori sostegni a scapito delle altre iniziative, definite “a pioggia”.

La discussione lascia perplessi, perché si dimentica la catastrofe sociale aperta dal Covid-19 (l’Istat ha innalzato la quota dei poveri a oltre il 10%). Certamente gli investimenti sono necessari per il futuro del lavoro, ma ora non si può negare un aiuto per la vita a milioni di persone rimaste senza risorse; i bonus, il reddito di inserimento, gli aiuti al Terzo Settore non sono uno spreco, ma un dovere di umanità, perché nessuno può essere abbandonato, dai pensionati con la minima alle piccole partite Iva.

Semmai occorre evitare qualche dimenticanza, come stava per avvenire per le scuole paritarie, recuperate all’ultimo minuto, anche se l’intervento nel bilancio statale (150 milioni) appare ancora inadeguato rispetto alla dimensione della spesa per l’intero settore dell’istruzione.

Tra i temi della polemica c’è anche il prestito – garantito dallo Stato – a Fiat-Chrysler per le fabbriche italiane. La sinistra del Pd (Orlando) con Leu e alcuni spezzoni del M5S ha eccepito perché l’azienda ha sede legale e fiscale all’estero (Londra e Amsterdam); Conte e il ministro Gualtieri hanno difeso l’operazione, d’intesa con i sindacati, motivandola con la tutela dei 53mila dipendenti italiani e dell’indotto auto; ma dietro le quinte dei Palazzi Romani si è avvertito il profondo disagio dei Dem per la perdita del giornale storico della sinistra (“La Repubblica”), dopo il passaggio proprietario dal Gruppo De Benedetti alla famiglia Agnelli-Elkann, tradizionalmente espressione di una linea centrista, sul filone liberal-democratico.

Tenuto conto anche della linea moderata del “Corriere della Sera”, l’area di Governo si trova senza grandi media di riferimento, in una fase politico-sociale molto complessa e confusa (mentre andiamo in stampa il Senato sta votando sulle due mozioni di sfiducia al Guardasigilli Bonafede, presentate dal centro-destra e dai Radicali). Una classe politica adeguata, di maggioranza e d’opposizione, dovrebbe tuttavia dare la priorità alla sfida economico-sociale della fase-2 del Coronavirus.

Per gli investimenti una nuova boccata d’ossigeno è venuta dall’Europa: la Cancelliera Merkel e il presidente Macron, sulla scia della presidente UE Ursula Von der Leyen, hanno proposto uno stanziamento a fondo perduto di 500 miliardi per gli Stati più colpiti dalla pandemia, in aggiunta agli interventi già previsti dalla BCE, dal Mes, dal Sure, dalla Bei; per l’Italia si parla complessivamente di centinaia di miliardi, in grado di avviare un forte processo di opere strutturali.

Il premier Conte si è detto soddisfatto e ora si propone di accrescere l’entità degli aiuti.

La destra radicale (Lega e Fratelli d’Italia) continua a essere contraria e nel Parlamento di Strasburgo si è astenuta sulla mozione maggioritaria che ha chiesto al Governo europeo un “recovery fund” da oltre mille miliardi. Questo rifiuto del sostegno europeo lascia perplessi di fronte alla grande estensione di esigenze pubbliche e private; piuttosto Lega e Fratelli d’Italia potrebbero intervenire sui sovranisti (a cominciare dal premier austriaco) che all’Italia vogliono concedere solo prestiti, non cespiti a fondo perduto.

l 2 giugno Lega e Fratelli d’Italia manifesteranno in piazza; ma contro chi e con quali obiettivi? Vogliono soltanto Bot italiani, dimenticando la dimensione senza precedenti della crisi; come avrebbe fatto De Gasperi ad avviare la ricostruzione post-bellica senza il sostegno del piano Marshall?

Dopo la sostanziale unità del Paese nei momenti più bui della pandemia, oggi, a livello politico, sociale, culturale, sembra riemergere la tentazione alla polverizzazione delle istanze, con una minore attenzione alla promozione del bene comune, con il prevalere di richieste, pur legittime, di settore.

È grande la responsabilità delle classi dirigenti nella guida del Paese: i partiti debbono badare di meno ai sondaggi, con maggiore attenzione alla crescita complessiva della società; le forze economiche e sociali debbono inserire la legittima difesa degli interessi di categoria o di classe in un quadro di tutela e promozione di sessanta milioni di persone, in primis i più poveri, emarginati, abbandonati.