Tutte le 4 letture di questa domenica presentano uno stesso tema, la preghiera: che non è quella “misera cosa” cui spesso viene ridotta, quando si limita a presentare a Dio un elenco di richieste, seguito dalla delusione di non vederle accolte. Pregare è ben altro!
La liturgia ci fa volgere lo sguardo verso il mistero della preghiera che Cristo “ci ha insegnato” e testimoniato anzitutto con il suo stesso modo di vivere la nostra umanità. Il richiamo proposto dall’intreccio delle letture descrive i tratti di una preghiera semplice e filiale, da farsi con fiducia e perseveranza.

Già nel libro della Genesi scopriamo il volto di un Dio attento e premuroso di fronte alle vicende dell’umanità da lui stesso creata. L’obiettivo di questa pagina è svelare il coraggio di Abramo che osa appellarsi a Dio, alla sua giustizia. Abramo ferma la catastrofe di Sodoma e Gomorra; è l’uomo che intuisce il mistero di una prevalenza, in Dio, della misericordia rispetto al giudizio; egli non chiede per sé, prega per gli altri, e ottiene!

Gesù si trovava in un luogo a pregare…“: se qualcuno si chiede se occorra davvero impegnarsi nella preghiera, basta consideri che l’ha fatto persino Lui! Il brano prosegue riferendo che uno dei discepoli, al vedere il Maestro, gli chiese di insegnarci a pregare, e Gesù risponde insegnando il Padre Nostro. Su questa sublime orazione si può stare a riflettere all’infinito; ma conta, prima di ogni altra considerazione, il fatto che la possiamo recitare, cioè possiamo rivolgerci a Dio senza timore di sbagliare le parole, perché sono quelle che Lui stesso ci ha messo sulle labbra.

Subito dopo, Gesù raccomanda una preghiera perseverante e fiduciosa, senza timore di apparire importuni. Lo fa con l’esempio di un tale che nel pieno della notte va da un amico a chiedergli tre pani… “chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto“. Chiediamo pure quello che ci pare opportuno, ma poi lasciamo la risposta a Dio che è Padre, e ci dà quello che va davvero bene. Lui lo sa meglio di noi.

Secondo il vangelo non basta essere fiduciosi, occorre diventare invadenti. La santa esuberanza spirituale suggerita dal Signore Gesù sembra essere la capacità di porsi in un rapporto con il Padre che è nei cieli come alleati e non più come servi. Questa profonda sinergia di spirito è il “carattere” indelebile che il battesimo può generare in chi entra nell’esperienza della vita nuova in Cristo. Ci insegna Paolo che la preghiera dovrebbe scaturire dalla consapevolezza di quanto già abbiamo ricevuto, ancor prima di chiederlo.

Ogni volta che preghiamo il Padre siamo chiamati non ad aspettarci da Lui qualcosa, ma a diventare come Lui, capaci di dare tutto. Siamo noi a essere padre, madre, fratello e amico per i nostri fratelli e sorelle in umanità. Allora la preghiera, lungi dall’essere un modo gentile per tirarsi fuori dalla mischia, è, in realtà, una bomba che può cambiare radicalmente la storia, ma non senza aver prima cambiato profondamente il nostro cuore. Pertanto, diventa chiara la difficile conclusione: “…lo Spirito Santo”! È Lui che ci aiuta a discernere e a incarnare la nostra conformazione a Dio, che è Padre secondo il cuore di Cristo Signore.

Lc 11,1-13

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».