Di fronte all’ennesima aggressione di un docente ad opera di uno studente (il fatto di cronaca è quello avvenuto in un Istituto Superiore di Abbiategrasso, ndr), si ripropone il tema dell’importanza della presenza della figura dello psicologo nelle scuole.

Sebbene da diversi anni si denunci un’escalation di violenza, verbale e fisica, tra gli adolescenti, che è stata esacerbata anche dalle condizioni di vita durante pandemia, gli interventi di sostegno psicologico per i giovani sono spesso limitati a pochi contesti e difficilmente accessibili.

Lo psicologo, che sarebbe utile per tutti coloro che nella scuola ci lavorano, è una figura che ancora fatica ad essere considerata come risorsa indicata a prevenire situazioni di malessere e di disagio emotivo. La sua attività non dovrebbe essere limitata alle ore di sportello, a cui solo gli studenti più consapevoli delle loro difficoltà accedono, ma dovrebbe prevedere attività di consapevolezza emotiva, di gestione del Sé, di metodologie di riparazione per tutto il gruppo ed essere trasversali e coordinate con alcuni argomenti curricolari.

Un professionista della salute mentale sarebbe inoltre di grande aiuto ai docenti, per metterli in grado di riconoscere i segnali di un malessere che non esplode mai come un fulmine a ciel sereno, ma che ha dietro di se un sentiero pieno di tracce e segnali che, troppo sovente, vengono individuati dopo l’evento tragico.

Lo psicologo a scuola va inteso come un più ampio riconoscimento del bisogno di salute mentale, di cura, di prevenzione, di sostegno a tutti i servizi preposti alla persona nell’arco della sua vita. Investire sulla salute mentale, e garantire la presenza dello psicologo a scuola e non solo, dovrebbe essere una priorità; da non dimenticare fino alla prossima vittima.