(Graziella Cortese)
Nel nostro Paese la radio ha avuto larga diffusione nel dopoguerra, grazie ai costi ridotti e alla varietà delle trasmissioni: ha superato bene la concorrenza della televisione, e oggi ha saputo resistere anche all’impatto del lockdown, poiché alla fine si tratta di un “elettrodomestico sentimentale”, come è stato definito da Massimo Giannini.
Robert Altman, nel 2006, anno della sua dipartita, ha raccontato ancora una volta l’America, e lo ha fatto proprio attraverso il mondo a volte surreale della radio. A distanza di molto tempo da “Nashville” il regista riporta in scena la musica popolare delle praterie americane, costruendo sul set cinematografico una vera e propria stazione radiofonica che trasmette con pubblico in sala. L’ispirazione è stata fornita da “A Prairie Home Companion”, trasmissione che è andata in onda per 40 anni, con la conduzione di Garrison Keillor tra i protagonisti della pellicola (qui interpreta se stesso ed ha anche contribuito alla stesura della sceneggiatura).
Nella finzione cinematografica però arrivano brutte notizie: il nobile teatro F.S. Fitzgerald, sede della stazione radio nel Minnesota, verrà raso al suolo per rispondere alle necessità di nuovi acquirenti poco interessati alla conservazione dei beni artistici e pronti a trasformare il sito in un ampio parcheggio. Va quindi in onda l’ultima trasmissione con uno stuolo di personaggi magistralmente diretti… Cantano, recitano e si commuovono sul palco (e dietro le quinte) accompagnati da una vaga tristezza o da un inquietante angelo della morte interpretato da Virginia Madsen.
Un’opera insolita sull’involgarimento dei costumi, sul naufragio malinconico dell’arte e soprattutto sulla musica: il repertorio di canzoni country, folk, ma anche jazz e gospel è appassionante. E bravi anche gli interpreti: Meryl Streep, perfetta cantante di maniera, e Kevin Kline, responsabile della sicurezza, che pare uscito da un libro di Raymond Chandler.
