Una riflessione sulla figura di San Giovanni Apostolo e il Mistero di Cristo rivelato attraverso il suo Vangelo: è quanto è stato offerto a un gruppo di fedeli che qualche settimana fa hanno vissuto un momento di festa presso il Convento di San Francesco in Rivarolo, che ospita una delle tre case italiane (le altre sono a Siena e a Fontanellato, nel parmense) delle “Sorelle di Maria Stella Mattutina”.

Le Suore sono giovani provenienti da diversi Stati Europei, dell’America e dell’Asia: con la loro presenza testimoniano una vocazione autentica, vissuta nella contemplazione e nell’amore per Dio e il prossimo, nella fedeltà alla chiamata del Signore.

Presso la loro Casa è possibile ogni giorno essere accolti con carità evangelica, per incontrare realmente Cristo nell’adorazione eucaristica, nella preghiera comunitaria, nella meditazione della Parola. Ad una di esse, approfittando della circostanza, ho rivolto alcune domande.

Qual è la ragione del vostro nome?

La stella del mattino è la prima a comparire in cielo annunciando il sorgere del sole. Tra tutte le stelle è la più luminosa, ed è quella che ravviva le altre che veglieranno durante la notte, e che manifesta la vittoria della luce sulle tenebre. Per noi, questa stella è la Vergine Maria.

Qual è il vostro carisma?

È legato alla maternità di Maria e all’apostolo San Giovanni. Maria ci aiuta a vivere la comunione con Cristo, perché come Madre l’ha vissuta in pienezza e come Madre ci introduce in questa amicizia e unione sempre più profonda con Lui. San Giovanni è l’apostolo che ha ricevuto Maria come madre ai piedi della Croce e anche noi vogliamo vivere della sua maternità su ciascuno di noi. Giovanni è stato il discepolo prediletto di Gesù e noi ci impegniamo a vivere della sua paternità e lui ci aiuta a vivere questa amicizia con Gesù, ci fa entrare nella sua intimità, nel Mistero di Dio, soprattutto, in quello dell’Eucaristia.

In che modo San Giovanni vi introduce nel Mistero dell’Eucaristia?

San Giovanni è l’apostolo che ha riposato sul petto di Gesù nell’Ultima Cena, è quello che è stato più vicino a Lui ed è quello che ci permette di ricevere il dono del Corpo e del Sangue di Gesù quale il suo testamento di Amore.

Che cosa intendi per Eucaristia come “testamento di Amore”?

Gesù ci fa questo dono prima della sua Passione, come un segreto intimo che dona a ciascuno di noi. Gesù si dona in un modo molto profondo, molto personale, dona tutta la sua vita per noi esprimendo nel dono oblativo della Croce l’Amore Infinito di Dio: “Nessuno ha un amore più grande di questo dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13).

 L’Eucaristia ci unisce a Cristo in un modo molto profondo e ci unisce anche tra di noi; noi riceviamo questo amore per amare gli altri…

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come Io ho amato voi” (Gv 13,34): ecco, noi cerchiamo di vivere l’unità dei due comandamenti l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo. Cristo ci spinge ad amare come Lui sino alla fine. Un momento molto importante è quello della Messa che è la meta della nostra giornata e anche l’adorazione eucaristica, un tempo di incontro con Cristo che ci parla e ci ascolta ed incontrandolo entriamo in comunione con Lui. Cristo è veramente presente nell’Eucaristia, tutta la sua persona e noi viviamo questo incontro personale con Lui.

Queste parole esprimono la Rivelazione di Cristo presentata dall’Apostolo San Giovanni nel suo Vangelo, introducendoci in profondità nel Mistero di Cristo.

Egli è l’Apostolo che più esprime un amore grande verso Cristo ed è l’amore che gli consente, come a Maria Maddalena il giorno della Risurrezione di poter “vedere” Cristo, di cogliere chi è Dio, di essere introdotto nel Mistero della Santissima Trinità.

Il posare il capo sul cuore di Cristo è ascoltarne il battito, coglierne la vita divina.

L’amore a Dio e al prossimo è la via che ci conduce a sentire la voce di Dio, perché non è sufficiente “conoscere” con la mente; è nell’anima, nel cuore – “leb” nella Bibbia: il centro dell’essere umano – che incontriamo Cristo Veniente e donante a noi nell’Eucaristia e soltanto “amando” entriamo in comunione con Lui.

San Giovanni ci insegna che amando lui ha conosciuto che “Dio è amore” (1Gv 4,8), ma non è sufficiente perché è soltanto amando il nostro prossimo che diventiamo “imago Dei”, simili al Figlio. Contemplando Cristo sulla Croce entriamo in un Mistero, quello dell’essenza di Dio che San Giovanni nella sua prima lettera (4,8) ci insegna essere Amore, e allora sulla Croce noi possiamo vedere, contemplare il Figlio di Dio che si dona totalmente, perché questa è la sua essenza; il suo essere e il suo compimento è nell’amore.

Ed è sulla Croce che a Giovanni, l’apostolo amato, Gesù dona sua Madre, quale Madre di ogni credente, perché la Madre nella sua maternità ci conduce alla sorgente della vita divina, introducendoci nel Mistero del Figlio. Il discepolo amato dal Signore ci insegna che solo amando conosciamo realmente che “Dio è Amore” (1Gv 4,8); e trasfigurati dall’amore dell’Eucaristia possiamo amare entrando in una comunione reale con Dio e autentica con il prossimo.

Questa è la via della salvezza, questa è la nostra fede.

Elsa Feira Bersano