Il diacono don Antonio Luca Parisi sarà ordinato prete il prossimo 7 gennaio, alle 10,30 nella Cattedrale di Ivrea dal Vescovo monsignor Edoardo Cerrato.

Celebrerà poi la sua prima Messa il giorno successivo, alle ore 10, nella chiesa di San Lorenzo Martire a Venaria Reale, sua cittadina di origine.

32 anni, alle spalle una laurea in Prevenzione sanitaria e sicurezza industriale ed esperienze lavorative, Antonio è entrato nel Seminario di Ivrea nel 2016; ha terminato da poco i suoi studi presso l’Almo Collegio Capranica di Roma e il 2 luglio scorso è stato ordinato diacono da monsignor Cerrato in Cattedrale ad Ivrea; da alcuni mesi presta servizio nella parrocchia di Rivarolo dopo aver svolto negli anni passati la sua opera pastorale nelle parrocchie di Agliè, San Giorgio, San Giusto e Ozegna, sperimentando la bellezza della fraternità presbiterale, la collaborazione tra sacerdoti e laici nelle comunità parrocchiali e il desiderio forte dei ragazzi e dei giovani di cercare quel di più che dà senso alla vita. In vista dell’importante data del 7 gennaio, abbiamo rivolto a don Antonio alcune domande

L’ordinazione sacerdotale è un passo decisivo e definitivo per la tua vita; che emozioni stai provando?

Scrive San Paolo: “Gioite sempre nel Signore”. Questa è l’emozione che oggi vivo. Il Signore posa il suo spirito su di me… su una semplice creatura. Dio è Amore e mi ha creato per amore. Un amore che non è legato ai meriti, all’impegno, alle fatiche, certo un amore che tiene conto di tutto questo, ma non come causa e tantomeno come fine. Dio mi ama perché è Amore, perché è Padre. La gioia che oggi sperimento viene dal riconoscermi figlio di Dio e amato!

Su quali pilastri farai poggiare il tuo ministero sacerdotale?

Penso in particolare a tre santi a me molto cari: San Giuseppe, San Giovanni Battista e San Pietro. Il primo pilastro è quello del silenzio che mi permette di ascoltare la voce di Dio, come fece Giuseppe. I Vangeli non riportano una parola del buon papà di Gesù, eppure senza di lui sarebbe stata tutta un’altra storia. Giuseppe parla poco, ma fa tanto! È l’uomo delle scelte coraggiose, che sa andare controcorrente, che lavora. Nel silenzio ha ascoltato e messo in pratica. Solo chi fa sbaglia, chi non fa si lamenta. Il secondo pilastro è quello della rettitudine, sul modello del Battista. Un uomo tutto d’un pezzo, che per la Verità ha perso la testa (nel vero senso della parola!). Era un uomo coerente, che applicava a sé quanto predicava agli altri. Il nostro tempo ha tanto bisogno di uomini coerenti, disposti a perdere qualcosa per il “Bene” maggiore. Le folle cosa vedevano in Giovanni? Un uomo coerente, schietto, che diceva e viveva la Verità, in particolare quella scomoda, quella che preferiremmo fosse diversa. Infine, il terzo pilastro è il saper amare. San Pietro è colui che sa amare, che sbaglia, tante volte, (verrebbe quasi da dire troppe), ma ha un cuore grande! Pietro è scelto per questo da Gesù. Il buon Pietro fa quasi sempre figuracce, prima e dopo la risurrezione di Gesù, è fragile, limitato… ma ama molto di più, ha un cuore grande che si riconosce amato e quindi può amare, ed è grazie a questo che una volta cascato a terra può rialzarsi.

Le ordinazioni si fanno rare ovunque; che segnale è per la comunità intera (che frequenta e non frequenta) un giovane che si fa prete?

È un segnale di speranza, ma soprattutto una chiamata alla testimonianza. Le vocazioni al sacerdozio sono un dono di Dio e per crescere necessitano di testimoni credibili. Il Battista ci propone di seguire la via dell’umiltà, dobbiamo porci alla scuola del Maestro, farci scolari diligenti, ascoltare e imparare nel silenzio, affinché la nostra vita si trasformi secondo il disegno di felicità che il Signore ha sognato per noi fin dall’eternità. Il nostro fine ultimo è Dio, dobbiamo fidarci di Lui, mettere in pratica la sua parola nella nostra vita, essere strumenti nelle sue mani. Il Signore ci conosce meglio di quanto ci conosciamo noi stessi. Quale messaggio trasmette allora l’ordinazione sacerdotale di un giovane? Che vale la pena fidarsi di Dio!

c.m.z.

Redazione Web