Dopo lo scoppio della pandemia di Covid nella primavera 2020, che aveva drammaticamente evidenziato le sempre più diffuse carenze strutturali e di personale del Servizio Sanitario italiano e, in particolare, dell’assistenza medica di base sul territorio, i politici sia a livello nazionale che regionale avevano promesso investimenti mirabolanti per potenziare ospedali, terapie intensive, pronto soccorso e assistenza medica sul territorio, grazie anche ai fondi ormai mitici del Pnrr, che sarebbero stati prontamente (si fa per dire) elargiti dall’Unione europea.

Poi, però, succede tuttora che nelle valli e nei paesi dell’alto Canavese il cittadino si scontri ogni giorno con una realtà totalmente opposta a quella periodicamente strombazzata su buona parte dei giornali e nei salotti televisivi appannaggio di politici, giornalisti, influencer e viro-star; mentre i fondi europei paiono sempre più essere richiesti e destinati a tutto fuorché, se non in minima parte, alla bistrattata sanità pubblica.

E così ci troviamo con il Pronto Soccorso di Cuorgnè chiuso da mesi, a quanto è dato sapere per mancanza di medici, e con l’assistenza sanitaria sul territorio sempre più in affanno in seguito alla solo parziale sostituzione dei medici di base un tempo presenti nelle valli, e alla conseguente inevitabile riduzione degli orari di apertura di alcuni ambulatori soprattutto nei Comuni di minori dimensioni.

A lanciare un accorato allarme in tal senso era già stato lo scorso autunno Lorenzo Giacomino, sindaco del “capoluogo” della valle Soana, Ronco Canavese, il quale paventava la concreta possibilità che il paese, e con esso l’intera valle, restasse senza l’ambulatorio in loco di un medico di base, con la necessità quindi di scendere almeno fino a Pont Canavese per una visita non a domicilio.

Così, prendendo come spunto l’iniziativa del primo cittadino di un Comune della Val Seriana (Bg), vista l’estrema difficoltà di trovare un nuovo medico di famiglia disposto ad aprire un ambulatorio in valle Soana, anche il sindaco di Ronco aveva lanciato la provocazione di chiamare in servizio un… “medico di cartone”, per cercare di sensibilizzare al problema non solo l’Asl di riferimento, ma anche gli organi legislativi regionali e nazionali.

Ma, a quanto pare, spentosi il clamore mediatico per la curiosa iniziativa, niente è cambiato nell’inerzia che rischia seriamente di privare gli abitanti della valle della presenza di questo servizio essenziale nei loro paesi.

Tanto che in una lettera inviata al direttore dell’Asl To4 Stefano Scarpetta, e pubblicata sul sito del Comune di Ronco, il sindaco torna a evidenziare la concreta possibilità che, dal 1° ottobre, la valle Soana resti senza ambulatorio medico.

Da quella data, infatti, andrà in pensione anche il dottor Franco Bosio, l’unico che al momento ancora garantiva l’apertura periodica dell’ambulatorio a Ronco, dopo che in precedenza aveva già raggiunto questo traguardo il dottor Danilo Grassi.

Nonostante il primo cittadino si sia fin da subito attivato per trovare un sostituto, “allo stato attuale nessuno dei medici interpellati ha manifestato interesse a voler attivare l’ambulatorio anche a Ronco – scrive Lorenzo Giacomino –, nonostante il Comune metta a disposizione gratuitamente ai medici di base un ambulatorio ristrutturato, in ottimo stato e dotato di nuove attrezzature e materiale medico”.

Spiace constatare come molti dei medici interpellati abbiano scartato fin da subito questa possibilità – afferma con una punta di amarezza il sindaco –: sono questi atteggiamenti che mi inducono ad affermare che vi è bisogno di un’imposizione normativa che permetta alle Asl di imporre la copertura territoriale anche di aree interne e montane come quella di Ronco Canavese e della valle Soana. Su questo punto l’auspicio è che i nostri rappresentanti politici si adoperino nell’elaborazione di norme in tal senso”.

Anche se ormai i tempi per “salvare” l’ambulatorio di Ronco sono sempre più stretti, resta comunque una flebile speranza: pare infatti che una dottoressa “come già accaduto lo scorso novembre – scrive ancora Giacomino si è riservata un altro periodo per valutare l’opzione”, e pertanto il sindaco ha invitato gli abitanti della valle ad attendere gli sviluppi a breve della vicenda, prima di scegliere un nuovo medico di base.

Nell’attesa (è l’auspicio di tutti) che accanto al medico di cartone arrivi quanto prima quello in carne ed ossa, per ricostruire sul territorio una rete sanitaria la cui progressiva scomparsa ha già fatto pagare un prezzo molto alto ai cittadini utenti, soprattutto quando, come in questi ultimi due anni, avere a disposizione un medico non oberato di pazienti e compiti burocratici avrebbe anche potuto significare la differenza tra la vita e la morte.

 

Marino Pasqualone