Don Francesco Mosetto è un salesiano che ama talmente il suo Canavese, da andare a ricercarne gli angoli più nascosti e riportarli al loro splendore.

Così ha fatto pubblicando un bellissimo volumetto dal titolo “L’iconografia delle antiche chiese e cappelle del Canavese” (Tab Edizioni, Roma).

Dopo l’introduzione storica-religiosa-artistica del territorio (diocesi di Ivrea soprattutto, ma con espansioni nel Ciriacese), si passa ad una rassegna dell’iconografia presente in 18 chiese, partendo dalla cripta della Cattedrale di Ivrea.

Importante infatti è notare, fin d’ora, la basilarità delle “immagini” ivi commentate.

Che poi nel secondo capitolo vengono comparate con quelle di altre aree del Piemonte, delle subregioni viciniori e dell’Europa, con un particolare interesse per Roma, la Campania e infine l’Oriente (la cui ricchezza diventerà importante per la successiva analisi teologica).

Il primo concetto che l’autore vuole esprimere è quello della religiosità che nelle chiese e cappelle più povere e abbandonate spesso viene trasmessa con quella fede intensa e “tramandante” che magari era stata progressivamente trascurata nelle chiese più grandi. Il secondo concetto (espresso nel terzo capitolo) è quello della “teologia” che tali immagini esprimono.

Ecco quindi la vitalità dell’Oriente espressa continuamente nella figura del Cristo in gloria, o Pantocratore, al centro dell’abside, normalmente circondato dai simboli degli Evangelisti, mentre i dodici Apostoli occupano la parte inferiore.

E attorno, cosa che spesso non si nota, l’Annunciazione nell’arco dell’abside. Che però, attenzione, non è un’immagine mariana, ma cristologica anch’essa. È l’immagine dell’Incarnazione, che segna l’inizio della vicenda che porta alla gloria (il Pantocratore).

E arriviamo così al terzo concetto: la valenza liturgica.

L’assemblea che celebra l’evento salvifico lo contempla con i propri occhi nelle immagini dipinte sulle pareti.

Forse l’esempio più icastico fra tutti è quello dell’antica chiesa plebana di Issiglio.

Ma non vogliamo certo sminuire tutte le altre schede, che abbondano di spiegazioni e che quindi costituiscono, dopo averne capita la profondità teologica, il godimento artistico di ogni singola opera.

Marco Notario