Quello dell’8 dicembre, data dell’ingresso del nuovo parroco don Mario Viano, è stato un pomeriggio che è destinato a restare a lungo nella memoria della comunità sambenignese e che ha portato nuova gloria alla millenaria storia dell’abbazia di Fruttuaria.

Preparata con una meticolosità e una laboriosità da settimane di lavori, interventi, riscoperte, Fruttuaria ha ritrovato in quelle quattro ore il suo splendore di luci, di suoni, di festa, di fede e di storia.

Splendore di luci. Tutte quelle che hanno potuto essere accese lo sono state. E non solo quelle elettriche (volta, quadri, mosaici), ma anche quelle ceree: candelabri ripor[1]tati all’antica dignità ad ogni altare e candele persino sulle braccia degli angeli scolpiti.

Splendore di suoni. Da decenni non sentivamo più la cantoria cantare dalla balconata dell’organo. Questa volta i nostri cantori, organisti e direttori hanno avuto questo onore. E non solo loro, perché nella parte introduttiva si sono aggiunte anche organista, coro e persino trombe e violoncello della cattedrale di Ivrea.

Splendore di festa. Il neo abate è stato accolto alle 14.30 nel chiostro dalla sfavillante Marching Band, con un contorno di stendardi di associazioni sambenignesi, fotografi e numerosi presenti. Una particolare gioia è derivata dalla presenza dei genitori, della nonna, della sorella, zii, cugini e nipotini di don Mario, oltre che dei numerosi amici venuti da Rivalta (paese natale), Cherasco, Bosconero e altre località che ne avevano già visto l’impegno pastorale. Il tutto in un coordinato servizio di organizzazione e controllo.

Splendore di storia. Il saluto a nome di tutti è stato dato dagli Amici di Fruttuaria, il cui presidente ha ricordato la biografia del giovane don Mario, gli illustri 100 (o giù di lì) abati predecessori, il ritorno della dignità abbaziale. Quindi hanno parlato sia il sindaco di San Benigno Alberto Graffino, sia quello di Bosconero (dove don Mario continua a restare parroco) Paola Forneris.

La solenne investitura

Tutto il “rito di immissione nel percorso pastorale” è stato presentato ai fedeli presenti, nella chiesa gremita, dal vicario generale monsignor Gianmario Cuffia e coordinato dal cerimoniere don Davide Damiano.

Dopo l’ingresso, il vescovo di Ivrea monsignor Edoardo Cerrato ha accolto davanti all’altare il neo parroco, il quale in ginocchio ha ripetuto le formule della ordinazione sacerdotale e delle promesse derivanti dal suo impegno parrocchiale (con il “giuramento di fedeltà” in citazione di articoli del codice canonico).

A questo punto il vescovo ha “canonicamente immesso” il nuovo parroco, gli ha conferito la dignità abbaziale consistente in “biretum nigrum cum flocculo rubino et anulum aureum in digito” e lo ha accompagnato lungo un percorso quasi di “itinerario della iniziazione cristiana”: il battistero, l’altare dell’Eucarestia e (cosa possibile a Fruttuaria nel suo scurolo), la confessione, i paramenti sacerdotali, la benedizione dei corpi santi ivi sepolti.

Anche in questo caso con grande partecipazione di ministranti venuti da varie parti della diocesi e non solo.

La Santa Messa

Durante la Santa Messa celebrata da don Mario e concelebrata da molti sacerdoti, con voci soliste struggenti e susseguirsi di lettori, l’omelia è stata tenuta dal Vescovo Edoardo, che oltre alle parole sul nuovo abate-parroco si è soffermato anche sulle “sei parole” della Madonna, ricorrendo l’8 dicembre la solennità dell’Immacolata. A conclusione don Mario stesso ha ringraziato tutti, in particolare alcune persone significative per la preparazione della cerimonia (e con molta delicatezza “una” in particolare espressamente nominata nel riconoscimento della gestione ormai pluridecennale della chiesa). Il neo abate-parroco ha quindi illustrato il suo programma pastorale, con una precisa raccomandazione: “Se vedrete che resto troppo fermo su questa poltrona, venite pure a scuotermi di brutto!”.

La giornata si è poi conclusa (dopo la santa Messa) con un rinfresco offerto dal CNOS/FAP dell’Istituto Salesiano.

Marco Notario

Redazione Web