(Editoriale)

Molto è stato detto sul lungo inverno demografico, specialmente nel nostro Paese. Al calo della natalità, per quanto preoccupante, non corrisponde un’inversione di rotta, e con il progressivo invecchiamento della popolazione il quadro si fa drammatico.

I provvedimenti legislativi in favore della natalità, attraverso il sostegno alle famiglie, sono stati pochi e insufficienti. Siamo abituati a cercare le cause del declino demografico nell’impoverimento delle famiglie, nell’aumento dei costi della vita, nella precarietà del lavoro. E sono cause reali. Ma il presidente del Censis, De Rita, dice che non sono le uniche: “È un problema di dittatura dell’io. Una società che non sa più dire ‘noi’ non fa figli”. Entrano in gioco la visione del futuro che si è ristretta, l’approccio alla vita che è cambiato, l’idea di comunità che è svanita, il tessuto sociale che si è fragilizzato.

Intanto all’orizzonte si affaccia con vulcanica prepotenza un’allarmante idea, quella di scegliere di non avere figli per salvare l’ambiente. In altre parole; rinunciare alla prole ridurrebbe di 58 tonnellate all’anno le emissioni di CO2, secondo i ricercatori, e sono sempre più numerosi gli uomini che decidono di sterilizzarsi per i timori sull’emergenza climatica. Lo scrive il magazine Vanity Fair del 21 gennaio.

L’autrice, Monica Coviello, riprende la nota degli analisti di Morgan Stanley che a novembre agli investitori avevano scritto che “il movimento delle persone che scelgono di non avere figli a causa dei timori per il cambiamento climatico sta crescendo e ha un impatto sui tassi di fertilità più rapido di qualsiasi tendenza precedente”. Persone che hanno paura che “i figli avrebbero dovuto lottare per sopravvivere agli scenari climatici peggiori” o preoccupati “per l’impronta di carbonio della potenziale prole” cita uno studio la Coviello. Aumenta nel mondo la “vasectomia climatica” per evitare l’aggravarsi della crisi del clima.

L’esatto opposto di ciò che insegna la Chiesa; per guardare avanti bisogna guardare in Alto e poi “mettere prima i figli se vogliamo rivedere la luce dopo il lungo inverno (demografico, ndr) che va contro le nostre famiglie, la nostra patria e il nostro futuro – ha detto il Papa – aiutiamoci a ritrovare il coraggio di donare, il coraggio di scegliere la vita”. L’invito è a rimettere la famiglia al centro perché se le famiglie non sono “al centro del presente, non ci sarà futuro, ma se le famiglie ripartono, tutto riparte”. È la ricetta di Papa Francesco, davanti all’insorgere di nuovi e preoccupanti egoismi dell’uomo contemporaneo.