Si sono chiuse domenica 29 gennaio, a Torino, due mostre interessantissime: “Margherita di Savoia, regina d’Italia”, di cui il nostro giornale ha già scritto, e “L’arte dei mattoncini”, dedicata alle costruzioni con i famosissimi Lego – con cui i nostri figli e nipoti hanno molto giocato –.

La mostra, visitata soprattutto da famiglie con i bambini e da molte scolaresche che hanno partecipato a laboratori appositamente proposti, era decisamente affascinante anche per gli adulti.

Oltre a realizzazioni di oggetti delle fiabe – la famosa scarpetta di Cenerentola costruita con pezzi trasparenti con tonalità azzurra, a dare l’idea del cristallo… – e varie ambientazioni, sono state esposte ricostruzioni di monumenti torinesi come la Mole Antonelliana, Palazzo Madama, la chiesa della Gran Madre, la basilica di Superga e la Palazzina di Caccia di Stupinigi: tutti in mattoncini Lego, tutti come sono in realtà.

Ogni monumento, e anche gli altri pezzi esposti, era corredato da una scheda informativa che indicava l’autore, il numero di tessere usate, il tempo occorso per la realizzazione; sottolineava anche l’utilizzo del computer per il progetto. Indubbiamente chi ha passione e pazienza si sarà sentito felice di aver realizzato vere e proprie opere d’arte.

Ci si chiederà perché è stata nominata anche l’altra mostra, e la risposta è pronta: anche a Palazzo Madama, dove si raccontava la storia della prima Regina d’Italia, erano esposte suppellettili di grande pregio che fanno pensare a ciò che l’uomo, grazie alle sue competenze, può offrire.

Ci ha colpito, ad esempio, lo schienale di una poltrona in paglia di Vienna, ornato da fiori i cui petali erano realizzati in perline di corallo cucite l’una all’altra.

C’erano poi merletti, pizzi, piatti di ceramica dipinta.

La regina Margherita era donna molto intelligente, e aveva voluto scuole di artigianato per i giovani di allora.

In questi nostri tempi, invece, sembra che nessuno voglia più frequentare scuole che preparino bravi artigiani di cui la società avrebbe bisogno.

Ricordo un ex alunno, di professione orafo, che mi diceva che l’eccellente scuola orafa di Valenza, che lui aveva frequentato, è stata chiusa, e quella di Torino fatica a trovare alunni.

Ma se l’oreficeria è arte molto esclusiva, ci sono altre “arti” assai utili nel concreto: quelle di lattonieri, macellai, elettricisti e via di seguito.

Anche per questo nella scelta del percorso da intraprendere al termine della scuola media è necessario valutare le offerte che vengono proposte, e decidere in modo consapevole.

Franca Sarasso

Redazione Web