Fino al 14 febbraio prossimo è possibile visitare al Centro Italiano per la Fotografia (Camera) di Torino la mostra dedicata al grande artista francese Robert Doisneau, considerato uno dei più importanti fotografi del ‘900.

Insieme ad Henri Cartier-Bresson è stato un protagonista della fotografia “umanista” francese e del fotogiornalismo di strada. Attraverso una selezione di 130 immagini in b/n, scattate tra gli anni ‘30 e ‘60, scelte fra gli oltre 450 mila negativi del suo archivio privato, scorre la vicenda artistica e umana di Doisneau e spiccano i suoi temi di maggiore interesse: la guerra e la liberazione, il lavoro, l’amore, i giochi dei bambini, il tempo libero.

Robert Doisneau (Parigi 1912- Montrouge 1994) catturava con il suo sguardo attento e curioso, ma indulgente verso il mondo che lo circondava, lo spettacolo della vita della sua epoca attraverso le persone e la società in genere.

La strada era il teatro delle sue osservazioni quotidiane a cui ha sempre voluto offrire la sua visione personale trasmettendo le proprie emozioni.

Le sue immagini sono improntate alla dolcezza e al rispetto poiché voleva trasmettere la visione di un mondo positivo in cui è possibile vivere anche bene.

Le fotografie che mi interessano e che trovo riuscite – ebbe a dichiarare – sono quelle aperte che non raccontano una storia fino alla fine, ma lasciano allo spettatore la possibilità di fare a sua volta un pezzetto di strada insieme all’immagine, di continuarla e concluderla a proprio piacimento: una specie di trampolino del sogno”.

Quindi non stupisce che le sue foto comunichino un surrealismo “premeditato”, come il famoso scatto del bacio tra la folla, apparentemente spontaneo in realtà frutto di uno studio molto costruito, accurato, in cui nulla è lasciato al caso.

E anche i due fidanzati sono degli attori.

Doisneau ha voluto rappresentare una società in trasformazione in cui le persone cercano nuovi equilibri attraverso i riti, le contraddizioni, ma dove esistono anche momenti di felicità. Doisneau nacque a Gentilly, sobborgo di Parigi.

Iniziò il suo apprendistato nello studio di André Vigneau, artista poliedrico e fotografo pubblicitario.

Dopo aver lavorato per 5 anni come fotografo nelle officine della Renault, scelse di lavorare autonomamente e di entrare a fare parte dell’agenzia Rapho.

Interruppe l’attività fotografica nel periodo bellico, ma si dedicò a fare carte e documenti falsi a favore dei membri della Resistenza. Dopo la guerra la rivista Vogue pubblicò alcuni suoi reportage e contemporaneamente uscì il suo libro realizzato con lo scrittore Blaise Cendras sui quartieri popolari di Parigi.

Dagli anni ‘50 in poi collaborò con scrittori ed artisti e partecipò con maggiore frequenza ad esposizioni collettive e individuali ricevendo riconoscimenti e premi.

Ricordo che nel 1980 a Modena fu presentata una sua personale curata da Luigi Ghirri, “Robert Doisneau. Tre secondi di eternità”, che fece conoscere al grande pubblico l’opera del fotografo ed ebbe grande successo.

Morì nel 1994 a 82 anni lasciando alle figlie un grandissimo patrimonio fotografico.

L’esposizione torinese è organizzata in sezioni che rispecchiano i filoni della sua ricerca espressiva.

La prima presenta numerose fotografie di bambini allegri e spensierati, ritratti prevalentemente in strada mentre giocano e fanno scherzi.

Nella stessa e, in maggiore numero, in quella successiva, gli scatti documentano l’occupazione nazista, quindi rappresentano un clima molto diverso: immagini dure, cupe, che esprimono tensione e paura. Doisneau ritrova il suo entusiasmo per la vita e la serenità riconquistata solo con la liberazione di Parigi.

Proseguendo, nella sezione il “Teatro della strada e le portinerie” l’artista fotografa i soggetti più iconici.

Quando arriva in un bel posto e si crea una composizione armonica, scatta… altrimenti aspetta con pazienza l’inquadratura giusta, o la costruisce.

In questa sala inizia, e prosegue nella successiva, la serie di immagini dedicate ai portinai di Parigi che fu pubblicata nel 1949 su Vogue. Nella sala seguente le portinerie sono ancora protagoniste, insieme a una serie di ritratti di personalità importanti come pittori, disegnatori, scrittori, cineasti: immagini spesso commissionate, ma in alcuni casi spontanee, che Doisneau volle fare a personaggi suoi amici.

Nella sezione successiva sono proiettati spezzoni del film “Robert Doisneau, la revolte du merveilleux”, realizzato nel 2016 dalla nipote Clémentine Deroudille e dedicato alla vita dell’artista: dall’infanzia alla maturità e al successo.

Nelle altre sale si avvicendano scatti che fissano e testimoniano i momenti felici delle persone: il ballo, i matrimoni, le feste, il ritorno alla vita dopo gli anni della guerra, l’amore e il famoso bacio che l’ha reso celebre.

Pur essendo sovente foto commissionate rappresentano l’animo e la poetica di Doisneau.

Nel 1950 l’artista incontrò Edmonde Charles-Roux, giornalista di Vogue, che gli commissionò immagini sulla vita artistica del tempo e foto di moda, tema a cui Doisneau non era per nulla interessato.

A conclusione della mostra alcuni ingrandimenti di provini ritraenti Yves Montand e Juliette Gréco, in cui emerge la capacità di Doisneau di confrontarsi con contesti diversi e tecniche nuove.

Luisa Marucco

Redazione Web