Venezia nel ‘700. Una città cosmopolita e il suo mito”.

Come indica il titolo della mostra in corso al Museo di arti decorative Accorsi-Ometto, aperta fino al 3 settembre, il fascino e il richiamo che Venezia esercita sulle persone non è mai cessato nel tempo.

Senza dubbio la produzione artistica veneziana del XVII secolo risulta essere una delle più interessanti del panorama europeo dell’epoca.

Tant’è che Venezia ha costituito nel tempo una delle mete più attraenti del Grand Tour internazionale.

L’attrazione non era solo rivolta al campo della pittura, della scultura e della grafica, ma anche alle arti decorative di altissima qualità per la scelta delle materie prime e per l’elevata qualità delle lavorazioni.

Ricordiamo l’ebanisteria, i tessuti, merletti di Burano e vetri di Murano, per non fare che qualche esempio.

Ma va ricordato che buona parte della produzione artistica, soprattutto in campo pittorico e, in particolare, per la rappresentazione dei monumenti e dei luoghi più significativi della città, venivano destinati all’esportazione.

Proprio per questo motivo artisti come Canaletto e suo nipote Bellotto vissero per molti anni all’estero.

Per entrare meglio nella mostra, una precisazione è importante.

Pietro Accorsi, fondatore del Museo che porta il suo nome, partecipò nel 1929 alla prima esposizione dedicata al ‘700 italiano, a Venezia nei giardini della Biennale.

Nell’occasione conobbe l’antiquario ebreo Adolfo Loewi.

Quando costui, a causa delle leggi razziali del 1938 emanate dal fascismo dovette scappare, gli affidò la sua Galleria a Palazzo Nani Mocenigo: in tal modo Accorsi potè approfondire la conoscenza del mondo dell’arte che gravitava su Venezia a quel tempo.

L’esposizione che intende ripercorrere i fasti della città lagunare dell’epoca è organizzata in nove aree tematiche che si snodano lungo le sale della collezione permanente del museo.

Nella prima, La città nel ‘700: simboli e allegorie, il leone effigie della sua storia millenaria è rappresentato anche negli oggetti: ne sono esempio una preziosa legatura in argento e un gruppo in porcellana della rinomata manifattura Cozzi.

Proseguendo si accede a Arte a Venezia: i grandi maestri in cui una serie di tele, a soggetto mitologico e sacro, evocano la lunga stagione di artisti di origine veneziana come Giambattista Tiepolo, impegnati nella grande decorazione di luoghi di culto e residenze principesche.

Segue La Città nel ‘700: la visione degli artisti e dei viaggiatori in cui viene diffusa l’immagine di Venezia attraverso le vedute che ritraggono i suoi edifici più noti.

Tele realizzate da artisti della tradizione pittorica veneziana come Luca Carlevarjis, Canaletto, Michele Marieschi, ma anche dagli artisti del Grand Tour che soggiornarono nella Serenissima.

Nella quarta sezione, Arte di vivere e società nel secolo dei lumi, i quadri restituiscono le immagini dei momenti della socialità cittadina come il Carnevale e la festa della Ascensione con il rito dello sposalizio del mare.

A questi si aggiungono vedute di interni che mettono in evidenza una specificità del ‘700: la ricerca di una dimensione più privata dell’abitare.

Proseguendo nel percorso si trovano esempi della partecipazione a eventi musicali: protagonista assoluto di questo secolo d’oro della musica fu Antonio Vivaldi, soggetto di molti ritratti presenti in mostra.

Continuando c’è Arredare gli spazi: i mobili e oggetti d’arte a Venezia nel ‘700, dove elementi d’arredo testimoniano l’eccellenza raggiunta dai “minusieri” veneziani soprattutto nel settore del mobile laccato e della “chinoiserie”, molto di moda all’epoca.

Una tavola imbandita lussuosamente, documenta visivamente e concretamente l’eccellenza delle porcellane della manifattura di Gaminiano Cozzi, che fu un brillante imprenditore riconosciuto anche a livello internazionale.

Particolare segnalazione merita Venezia ebraica, in cui si trovano una serie di preziosi argenti che mostrano come nelle residenze del ghetto ci fosse molto interesse per le arti del lusso.

A conclusione del percorso espositivo La nostalgia di un tempo fuggito. Venezia dalla fine del ‘700 alla contemporaneità, in cui inizia divenire evidente il declino politico e finanziario della Serenissima documentato anche nelle opere di artisti come Giandomenico Tiepolo e dello zio Francesco Guardi; nonostante ciò il fascino di Venezia è proseguito nel tempo.

La mostra vuole infatti rendere omaggio a un grande artista contemporaneo, Giorgio De Chirico, di cui presenta due opere che riproducono vedute della città.

Luisa Marucco

Redazione Web