Cosa c’è di più rassicurante e familiare delle raccolte-punti? Al supermercato, o acquistando i biscotti preferiti, un tempo nella polvere dei detersivi… ne siamo stati un po’ tutti coinvolti.
E così i protagonisti della pellicola di Isabel Coixet ne sono attratti, all’inizio. Alba Rohrwacher ed Elio Germano, forse al momento tra i nostri migliori attori italiani, interpretano Marta e Antonio, che stanno insieme da tempo, sono innamorati e vivono nella loro casa a Roma da sette anni, quartiere di Trastevere.
Lei è insegnante di educazione fisica in un liceo della zona, lui un cuoco che sogna di diventare un grande chef stellato. Tutto sembra scorrere in modo tranquillo, finché una sera Antonio rivela che qualcosa nella loro unione si è rotto e sente la necessità di un momento di pausa.
Da questo momento le cineprese inquadrano Marta da sola: è in difficoltà, Antonio se n’è andato e tutto sembra precipitarle addosso; ha continue crisi di vomito, ma presto scopre che queste non sono il risultato della sua instabilità emotiva, bensì di una malattia molto più seria.
Ma qui succede qualcosa a Marta: ella, quasi da sola, riscopre il significato della sua vita. Reinventa la sua esistenza a partire da una perdita che forse è un punto di partenza e non di arrivo: forse, quando la protagonista vaga e commenta ciò che accade, riascoltiamo le parole intelligenti di Michela Murgia, che insegna ad accogliere e non “correggere” le persone malate.
Come scrive la commissione Cei: il film “Tre ciotole” non si risolve in un percorso “egoistico”, bensì di riconciliazione con se stessi, con la vita e con gli altri, provando a risanare tutti gli irrisolti.
Un accenno alla presenza, anche qui, della città di Roma, protagonista anch’essa, con le proprie incongruenze, con una realtà non sempre facile, ma di incredibile bellezza.