Il nostro cammino sinodale ha avuto eco anche sulle pagine web del Sir, l’agenzia di informazione religiosa che ha intervistato Elisabetta Acide, del Gruppo di coordinamento della diocesi di Ivrea.

La pubblicazione è del 13 maggio, a firma di Alberto Baviera, il quale esordisce scrivendo che “il cammino sinodale si è aperto provvidenzialmente in un periodo non solo di chiusura per via della pandemia ma anche di stanca nella vita ordinaria di molte comunità ecclesiali. Sarà anche per questo che, in giro per l’Italia, si avverte grande entusiasmo al termine della prima fase, quella che è stata dedicata all’ascolto”.

Collaborazione, centralità della Parola di Dio, richiesta di formazione sono le tre parole chiave dello “spirito sinodale che sta entrando nel vissuto della realtà eporediese. È diffusa la consapevolezza di un cammino che non si è esaurito con la sintesi al termine della prima fase ma che continua e dà vita generando nuove riflessioni”, così Elisabetta Acide al collega del Sir. Ma qual è un bilancio sintetico? “Si è riusciti ad attivare processi di ascolto, dialogo e confronto.

In alcune realtà con più fatica per via anche della mancanza di una pregressa abitudine agli incontri. Ma, in ogni caso, è stata un’esperienza dappertutto fruttuosa” dalla quale è emerso l’apprezzamento per la logica del camminare insieme che, forse per la prima volta, parte in modo concreto dalla base”. Contributi sono arrivati dal 60% delle parrocchie e nel percorso sono stati coinvolti oltre 2mila studenti. Due sono i lati della stessa medaglia, da una parte “la volontà di uscire dalla chiusura delle singole realtà parrocchiali e territoriali per provare ad allargare lo sguardo a gruppi, movimenti, realtà vicine e a voci diverse” e dall’altra, la manifestazione del “desiderio di progettare il futuro con uno sguardo rivolto anche al passato ma con una prospettiva che parte da una nuova spinta capace di creatività per dare spazio alle istanze emerse da più parti”.

C’è la richiesta di “collaborazione effettiva tra presbiteri, diaconi, laici impegnati, ma anche coloro che sono sulla soglia, che magari oggi stanno a guardare ma che non sono disponibili a farsi coinvolgere”.

Quindi? Siamo una Chiesa che ha voglia di continuare il cammino, magari a velocità diverse o con passi diversi, ma insieme e mettendo al centro Cristo, dove è diffusa “la richiesta di formazione”, da vivere in “un clima che è già di per sé sinodale perché richiede disponibilità all’ascolto e al dialogo”.