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Festa dell’Ascensione: appena nominiamo questo evento, immaginiamo la scena di addio sul Monte di Betania. Gesù elevato in alto, i piedi che sfiorano l’erba del monte, le braccia allargate in un ampio abbraccio verso l’alto, il volto ancora rivolto ai suoi che lascia, una nube luminosa che lo avvolge, un ultimo gesto di benedizione, le ultime parole di addio: “Predicate la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Sarete rivestiti di Spirito Santo che dall’alto il Padre vi manderà”.

Ancora in scena (secondo il racconto d’esordio degli Atti degli Apostoli proposto nella prima lettura), due uomini in bianche vesti osservano gli apostoli che guardano il cielo e dicono loro: “Uomini di Galilea perché state a guardare il cielo? Questo Gesù tornerà Signore del cielo e della terra. Voi, suoi testimoni, andate per le vie del mondo. Vostro compito è questo viaggio-compito in terra: custodire il mondo, avviarlo a compimento, inondarlo di misericordia, di perdono e bellezza!

E da quel giorno la testimonianza coinvolge, nei secoli, i battezzati e tutti gli uomini che si rivolgono e cercano Dio.

La festa dell’Ascensione si apre come festa di missione. Gesù Cristo e il Padre Celeste guardano e agiscono dall’alto. Lo Spirito irrompe in ogni dove e sprigiona luce e vita, in ogni libera sembianza reale e visibile. Dio-Spirito e uomo sono attori sul palcoscenico della storia dell’universo.

Personalmente mi sento investito e impegnato in questo viaggio-compito: evangelizzare il mondo.

A noi, oggi e domani, il Vangelo affidato da credere e diffondere, come chicchi di semenza da spargere nel grande campo di umanità e di eventi pronti ad accogliere, fermentare e fare sbocciare: una semina di fermenti divini e umani.

Diceva Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Sii richiamando le parole del Patriarca Bartolomeo: “Noi cristiani siamo chiamati ad accettare il mondo come sacramento di comunione, passando dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, imparando a dare e non semplicemente a rinunciare, liberi dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale. È nostra umile convinzione che il divino e l’umano si incontrino, anche nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio; persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta”. E ancora: “la sfida urgente è di proteggere la nostra casa comune: comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, perché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona”.

E sappiamo che Padre, Figlio e Spirito abitano la nostra casa comune.

Lc 24,46-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono
dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.