Il segno della Croce.
Il segno che Gesù ha offerto agli undici quando hanno dubitato.
Il segno di contraddizione. Il gesto umano che rimanda alla realtà divina.
Il gesto osteggiato nel nostro stanco e ricco mondo. Il gesto che alcuni non fanno nemmeno entrando in chiesa.
Il segno con cui inizia e si conclude ogni preghiera. Il segno che serve a battezzare e a rendere Figli di Dio. Il segno che insegna. Il gesto che si vede spesso, approssimativo, sui campi di calcio.
Il gesto che, segnalano alcune catechiste, i bambini non sanno più fare.
Il gesto che in molte famiglie non si insegna più. Il segno di benedizione.
Il segno del mattino e della sera.
Il segno del Cristianesimo.
Il gesto che indica un’appartenenza.
Il gesto di ringraziamento prima e dopo i pasti. Il gesto che un mio amico fa (inconsciamente?) ogni volta che entra in un luogo ampio e chiuso, fosse anche il cinema.
Un gesto semplice: poche parole e pochi movimenti della mano. Un segno grandioso, che racchiude l’immenso mistero della Santissima Trinità.
Un gesto essenziale, cattolico, “secondo il tutto”. Un segno che ci ricorda da dove veniamo e dove andiamo.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Mt 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono.
Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».