Se Sanremo è sempre Sanremo, a Ivrea Carnevale è sempre Carnevale.

Personalmente, quest’anno purtroppo il Carnevale non l’ho proprio potuto vivere per contingenti motivi familiari. Ho intravisto sfiorando la città i preparativi, le persone che montavano il coloratissimo “apparato velico” del carnevale lungo le strade principali. Sono stato in contatto, attraverso i social, con chi invece l’ha vissuto intensamente, con gli amici, anche a gruppi che hanno postato immagini. Per vie traverse mi è stata recapitata una pentola a pressione e così ho anche potuto mangiare i fagioli grassi della fagiolata di San Lorenzo.

Il Carnevale 2024 l’ho visto a spot nei TG nazionali e confesso che mi ha fatto piacere vederlo trattato al rango di altre importanti notizie del nostro Paese. Martedì sera al TG della Rai ho saputo della vittoria dei Diavoli. Da casa avevo sentito distintamente i boati dei fuochi artificiali di domenica sera (sabato pioveva forte e sono stati rinviati).

Insomma un Carnevale che come vi dicevo, pensavo di non sfiorare nemmeno. Invece nell’ultimo giorno della battaglia sono dovuto andare in un ufficio cittadino. È mattino; mi infilo in quella via che porta in aperta campagna, ma già ai parcheggi del campo sportivo e nei prati adiacenti è un susseguirsi di auto che parcheggiano, di gente che indossa le casacche degli aranceri, strati di calzamaglie, col frescolino mattutino che perdura col sole.

Altri camminano verso i punti di raccolta delle squadre di tiratori (scelti). Non ho neppure il dubbio che l’ufficio sia chiuso perché ho telefonato qualche giorno prima e mi avevano garantito che sarebbe stato aperto solo il mattino, proprio per ragioni carnevalesche. Parcheggio miracolosamente in uno spazio angusto ancora libero e procedo a piedi. Arrivo, apro la porta e sorpresa: decine e decine di persone con il berretto frigio mi guardano, proprio come se stessero aspettando proprio me: di fronte alla mia faccia sorpresa ridono, fanno battute. Sullo sfondo bottiglie e bugie sul tavolo, tra gli sportelli per il pubblico.

Mi faccio avanti e chiedo ad alta voce: “Scusate, è qui la festa?”. Ha funzionato, ho fatto ridere, ho rotto il ghiaccio dell’attesa (la loro… attesa). Mi spiegano, ovviamente ridendo, che stavano aspettando tutti pronti nella hall, protetti alla vista dai vetri a specchio, il Generale… Invece sono entrato io!

Il “vero” Generale si fa attendere così ho il tempo di farmi spiegare cosa devo fare, di prendere i fogli delle pratiche, di salutare e andarmene. Felice di aver vissuto l’entrée da Generale per caso, in questo Carnevale.