(di Filippo Ciantia)

Davide abbatté Golia con un sasso. La forza tremenda del gigantesco soldato filisteo non bastò di fronte al sasso lanciato dalla fionda del futuro re d’Israele.

L’ospedale era in subbuglio! La voce che Brother Elio fosse gravemente malato si era diffusa nella città di Gulu come il fuoco nella savana durante la stagione secca. Il riserbo non esiste più nell’era di internet, anche dove internet vale meno del passaparola.

Poi il Brother era stato trasferito a Kampala, accompagnato proprio dalla figlia dei Corti, di cui era stato uno dei più fedeli collaboratori nello sviluppo del migliore ospedale del paese. La gente era preoccupata: il grande Brother, punto di riferimento dei poveri e dei disperati, pronto a risolvere qualsiasi problema tecnico o umano, era gravemente malato. Se non lo avevano potuto curare al Lachor, si trattava di qualcosa di dannatamente serio.

Trentino di Moena, vera roccia dolomitica non temeva alcun male. La ventennale guerriglia lo aveva visto sempre pronto a soccorrere i feriti e le vittime dei combattimenti. La sua Toyota Land Cruiser era una vera ambulanza, pronta a raggiungere qualsiasi teatro di combattimento, senza alcuna paura. Non aveva neppure temuto il virus Ebola. Mentre i medici curavano a rischio della vita i malati, lui organizzava la sepoltura delle vittime: lavoro maledettamente rischioso, perché il contagio è facilissimo con i cadaveri. Neppure uno dei suoi si ammalò, grazie a candeggina e grazia divina.

Accettava qualunque sfida. Quando suor Bernadette morì, si prese la responsabilità dell’orfanotrofio St. Jude dove sono ospitati 100 bambini con gravissime disabilità: è lui il loro angelo custode.

La TAC ha trovato un sassolino nel coledoco, grande abbastanza per metterlo KO. Ora ha lasciato il Policlinico di Milano, dove era stato trasferito d’urgenza. Presto tornerà dal suo popolo e al suo ospedale.

Basta un sassolino per fermare tutta la nostra forza: ma Elio ha un solo padrone, Il Signore della vita. In Lui è la sua forza.

“Signore, non si inorgoglisce il mio cuore/ e non si leva con superbia il mio sguardo;/ non vado in cerca di cose grandi,/ superiori alle mie forze./ Io sono tranquillo e sereno/ come bimbo svezzato in braccio a sua madre,/ come un bimbo svezzato è l’anima mia“. (Salmo 131)