Una coppia classica, di quelle incontrate tante volte in ambulatorio. Il marito deve fare una serie di vaccinazioni per proteggersi mentre si prepara a terapie impegnative. Ma chi racconta la storia clinica e descrive i problemi è la moglie. Il cognome mi incuriosisce: Bianchi Porro è un famoso gastroenterologo, già primario all’ospedale Sacco di Milano. Corrado e la moglie confermano.
Lo incalzo: “Ma allora lei è parente di Benedetta, la giovane donna che voleva essere medico per aiutare i più poveri e che una gravissima malattia neurologica ha portato alla morte a soli 27 anni!”
“Sono il fratello. Mia sorella, ora beata per la Chiesa, aveva perso tutto, eppure era il centro della nostra famiglia”. Commosso, racconta.

Benedetta, diventata sorda, comunicava con l’alfabeto muto; poi, cieca e paralizzata, appoggiava la sua mano, rimasta inspiegabilmente sensibile, sulle mani dei familiari e così percepiva le lettere dell’alfabeto! “Eravamo la sua penna!”. Di fronte ad una vita investita e straziata dalla malattia, ci si chiedeva come fosse possibile vivere così!

La sua stanza era sempre piena di gente, perché viveva la drammaticità della sua condizione in una letizia inspiegabile e misteriosa. “Senza gli amici, Benedetta sarebbe incomprensibile”. Benedetta riferendosi alla lettera di un amico, detta alcune parole alla mamma: “È la Chiesa che mi parla”. Quando le forze vengono meno, gli amici diventano la sua forza.

Il cardinal Biffi individua nella vita di Benedetta un salto di qualità, una svolta attraverso l’incontro di alcune persone, tra cui spicca Nicoletta Padovani – poi missionaria in Brasile con i giessini di don Giussani -, che l’accompagnano nella via della croce che diventa una via luminosa. Una giovane paralizzata guida tantissime persone, ieri come oggi, a camminare nella vita; una cieca conduce alla luce, alla pace e ad una gioia grata.

“Qualche volta, Nicoletta, mi rattristo perché mi pare che così, nel mio stato, io non sia più utile a nessuno, e allora vorrei che avvenisse l’Incontro. Ma, forse queste sono tentazioni […] In ogni attimo, in ogni soffio, io ho le prove che Dio mi aiuta dolcissimamente. Non dimenticarmi Nicoletta, perché io ti seguo coi pensieri, con le preghiere, perché tu mi hai dato quell’aiuto che io reclamavo, per fermarmi qui nella via crucis del Signore”.