Nello scorso mese di gennaio abbiamo effettuato un viaggio di una dozzina di giorni in visita alla nostra missione di Tite, nella Guinea-Bissau. C’erano con me due “tecnici” esperti in elettricità, Leandro Rabelo Ferraz Kneipp e Paolo Amione, dal momento che il motivo principale della visita era l’installazione di un impianto di pannelli solari sulla nuova scuola elementare della missione da noi finanziata.
L’opera è importante per vari motivi. A Tite non esiste una rete di distribuzione pubblica di energia; in compenso, c’è molto sole per buona parte dell’anno. L’installazione permette di rischiarare le sale nei giorni più bui delle grandi piogge, di adoperare e ricaricare i vari apparecchi e di usare le sale anche di sera per incontri e riunioni varie. Una Scuola Elementare che funzioni bene in mano alla missione ha anche l’effetto di riuscire a supportare concretamente la Scuola Liceale (dal 6° al 12° anno scolare), che avevamo costruito ai miei tempi e che ora accoglie 580 alunni (ma ce n’è un altro centinaio in attesa per mancanza di posti). Oltre che per la necessità di ampliare l’edificio, i professori soffrono per la mancanza di preparazione degli alunni che arrivano dalle scuole elementari dello Stato e che non funzionano: i maestri, mal pagati, spesso disertano le lezioni e a fine anno promuovono tutti senza distinzione! Oltre allo studio, il parroco don Admir pensa anche di dare – sia agli alunni che ai genitori – una formazione più ampia nel campo sociale e morale, nella speranza che un giorno, prendendo in mano le redini del Paese con competenza e responsabilità, possano aiutare a migliorare la drammatica situazione sociale.
I nostri 2 tecnici, aiutati dai molti volontari locali, hanno lavorato sodo senza riposare, riuscendo così a finire in tempo il lavoro per la solenne inaugurazione nell’ultima giornata. La festa è stata molto partecipata dai 100 alunni della Scuola, con i loro genitori e le autorità civili e religiose della comunità di Tite: tutti molto felici e riconoscenti per il prezioso dono.
Nel frattempo da parte mia avevo visitato vari villaggi dell’interno, stimolando le varie attività pastorali e analizzando i vari problemi che ancora sussistono e che noi potremmo aiutare a risolvere. Le necessità sono molte; aspettiamo che il parroco coi suoi collaboratori faccia delle scelte prioritarie e ci comunichi, per sapere quali potranno essere i nostri prossimi interventi.
In conclusione, oltre al dare, cosa abbiamo ricevuto da questa esperienza? Paolo e Leandro, al loro primo contatto con queste terre africane, sono rimasti colpiti dal comportamento della gente, povera di mezzi ma ricca di buoni sentimenti umani: cordialità eclatante nell’accogliere gli ospiti, collaborazione generosa nei lavori, capacità di instaurare un’amicizia profonda e sincera attenta alle necessità degli altri, costituendo una compagnia gioiosa e piacevole.
Certamente è questo che spiega il famoso “mal d’Africa”. Come cristiani poi ci siamo sentiti arricchiti dalla loro fede sincera che, nonostante tutto, inonda la loro vita di gioia e che si sprigiona nel modo di parlare, di fare e di celebrare. Abbiamo sentito il desiderio di ringraziare il Signore per tutto quello che noi abbiamo e di impegnarci di più nell’usarlo bene e condividerlo coi molti poveri del mondo.