(Elisabetta Acide) – In latino si utilizzavano due termini: per ager che significa “attraverso i campi”, o  per eger, che significa “passaggio di frontiera”; ma entrambe le “radici” ricordano  l’aspetto caratteristico  del viaggio.

Sia attraverso i campi sia oltre le regioni… si arriva a Roma.

Roma … la città “eterna”, dei Cesari e dei Papi, ma soprattutto la città nella quale i pellegrini possono, nell’ anno giubilare, recarsi alle tombe di Pietro e Paolo ed attraversare la porta santa, secondo l’antica tradizione giubilare.

Ed è quello che hanno fatto i pellegrini  partiti dalle parrocchie di Borgo Revel e Verolengo: un pellegrinaggio Inter-parrocchiale organizzato e guidato dal parroco don Valerio D’ Amico.

Da lunedì 31 marzo a giovedì 3 aprile dunque, Pellegrini a Roma.

Non un “pellegrinaggio” annuale, ma il pellegrinaggio in occasione dell’ anno Giubilare per il Giubileo ordinario del 2025 indetto da Papa Francesco,  e il giubileo chiede di “mettersi in cammino” , di superare e far scaturire quel cambiamento  che è trasformazione.

Le comunità dunque, hanno accolto Il pellegrinaggio come un’esperienza per incamminarsi sulla strada della conversione, della penitenza, del cambiamento della propria esistenza per orientarla verso la santità di Dio.

E Roma ha accolto i pellegrini di speranza provenienti dalla diocesi di Ivrea che hanno incontrato altri pellegrini provenienti da tutto il mondo  per raccogliersi e pregare insieme, affinché come sottolineava Papa Francesco nella Bolla di indizione “Spes non confundit” :

Per tutti, possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, «porta» di salvezza; con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale “nostra speranza”.

E il pellegrinaggio ha previsto il “passaggio” attraverso le “porte sante” di San Paolo fuori le mura, dove le comunità hanno avuto il piacere di incontrare Sua Eminenza il Cardinale Arrigo Miglio (lo ricordiamo: ha guidato la Diocesi di Ivrea dagli anni 1999 al 2012), che ha celebrato la S Messa per i pellegrini, San Giovanni in Laterano, San Pietro in Vaticano, Santa Maria Maggiore.

E proprio a Santa Maria Maggiore la celebrazione della Eucaristia è stata presieduta da S.E. R. Mons  Daniele Salera, a Roma con la delegazione Diocesana per partecipare alla Seconda Assemblea Sinodale.

Nell’omelia Mons Salera ha ricordato con parole profonde la “logica” del pellegrinaggio giubilare a Roma, ed in particolare il senso del martirio, e il primato di Pietro nella Chiesa Cattolica.

Non un semplice “viaggio turistico” ha sottolineato, ma un “viaggio santo”.

Ognuno è chiamato al “martirio”, alla missione della testimonianza ogni giorno, con coraggio, per rispondere al disegno di Dio, per scegliere ogni giorno.

Quel martirio che ricorda che una vita senza Cristo è morte e che la morte con Cristo è vita eterna.

Quel martirio che ricorda la fedeltà e il coraggio di diffondere la testimonianza di Cristo e la speranza che viene dal Vangelo.

Al termine dell’ omelia Mons Salera, cita S. Ireneo di Lione, “Contro le eresie”, 3,3,2

”Poiché sarebbe troppo lungo in quest’opera enumerare le successioni di tutte le Chiese, prenderemo la Chiesa grandissima e antichissima e a tutti nota, la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo. Mostrando la Tradizione ricevuta dagli apostoli e la fede annunciata agli uomini che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi, confutiamo tutti coloro che in qualunque modo, o per infatuazione o per vanagloria o per cecità e per errore di pensiero, si riuniscono oltre quello che è giusto. Infatti con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d’accordo ogni Chiesa, – cioè i fedeli che vengono da ogni parte – essa nella quale per tutti gli uomini sempre è stata conservata la Tradizione che viene dagli Apostoli”.

A Pietro è stato affidato il compito di unire e confermare tutti i credenti nell’unità della fede, nel simbolo di fede, nella verità della dottrina sulla persona di Gesù Cristo, e di essere il segno dell’accoglienza e del perdono nella Chiesa.

Il Giubileo, dunque, sottolinea con il pellegrinaggio alla tomba di Pietro e alla cattedra del vescovo di Roma, l’unità della fede, e la certezza del perdono che accoglie.

Il pellegrinaggio a Roma, per le comunità, è stata occasione per riflettere sul   legame di ogni battezzato, con le colonne della fede Pietro e Paolo che a Roma hanno ricevuto il martirio ed hanno le loro tombe.

Sicuramente il ritorno sarà ricco di racconti ed  emozioni, ma   il pellegrinaggio aiuterà a dinamizzare ogni nostro giorno le comunità parrocchiali.

Il passaggio della Porta santa deve essere davvero una riflessione sul proprio  battesimo e sulla propria  vita di “camminatori” per essere, fede rinnovata, “uomini e donne di speranza” che animano le comunità.

E ancora ricordando S. Ireneo di Lione:

“Conserviamo con cura questa fede che abbiamo ricevuto dalla – Chiesa, perché, sotto l’azione E dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e – fa ringiovanire anche il vaso che la contiene”.

(Sant’ Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 24,1: SC 211).

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