Il Vangelo di questa ultima domenica di Avvento, ci presenta un uomo, Giuseppe, posto davanti a un mistero che supera ogni possibile comprensione umana. Un uomo giusto, ci dice la Scrittura, che si trova a dover scegliere tra la legge e l’amore, tra ciò che appare ragionevole e ciò che Dio gli chiede.

Giuseppe aveva i suoi progetti, i suoi sogni di una vita normale con Maria. Ma Dio irrompe nella sua vita con un progetto completamente diverso. E qui si manifesta la grandezza di quest’uomo silenzioso: egli “accoglie”. Accoglie innanzitutto il mistero che non comprende, accoglie Maria nella sua condizione inspiegabile, accoglie il Bambino che non è suo secondo la carne ma che il Cielo affida alle sue cure come padre.

Che cosa significa davvero accogliere?
Non è forse aprire le porte del cuore senza pretendere di capire tutto?

Accogliere è l’attitudine fondamentale del discepolo. Dobbiamo accogliere Dio così come Egli viene a noi, non come noi vorremmo che venisse. Accogliere il suo amore gratuito, il suo perdono immeritato, la sua grazia che ci precede sempre. E se Dio stesso, fattosi bambino, ha avuto bisogno di essere accolto, quanto più noi abbiamo bisogno di accogliere e di essere accolti!
Ad un passo dal Natale del Signore, domandiamoci con sincerità: sappiamo accogliere? Accogliamo il prossimo così com’è, con i suoi limiti e le sue fragilità? Accogliamo noi stessi, con le nostre debolezze, così come Dio ci accoglie?

Il secondo grande insegnamento è la custodia. Giuseppe custodisce ciò che gli è stato affidato con la vigilanza di chi sa riconoscere il valore inestimabile del tesoro che protegge. Egli prende con sé Maria, consapevole delle difficoltà, del chiacchiericcio, delle incomprensioni che avrebbero dovuto affrontare.

Quante volte ci preoccupiamo di custodire le cose materiali e trascuriamo di custodire le persone! Giuseppe ci richiama a una custodia attenta, presente, concreta. Una custodia che richiede coraggio creativo, quella capacità di non arrendersi davanti alle difficoltà ma di trovare sempre una via per proteggere chi ci è stato affidato.

E qui la domanda si fa provocatoria: chi sono le persone che Dio ha affidato alla nostra custodia? I nostri figli, il nostro coniuge, i nostri genitori anziani, i fratelli nella fede? Li custodiamo davvero o deleghiamo ad altri questa responsabilità sacra?

Chiediamo al Signore la grazia di imitare san Giuseppe: la grazia dell’accoglienza incondizionata e della custodia fedele.

Mt 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.