La Chiesa è vicina ai giovani, con loro e per loro organizza eventi e momenti di formazione, a loro affida ruoli importanti nella dinamica ecclesiale di responsabilizzazione e partecipazione. Molte sono le testimonianze da raccontare e da riprendere, anche nelle pagine di questo giornale che già le ha messe all’attenzione dei suoi lettori. Recentemente la diocesi di Ivrea ha vissuto uno dei momenti significativi dell’anno pastorale; quello del Mandato ai catechisti preceduto da una consistente formazione in “un clima di attesa e di gioia” come hanno dichiarato alcuni di loro che hanno partecipato all’incontro con don Andrea Cavallini di Roma sul “Senso religioso del Bambino” per riscoprire il ruolo della Parola di Dio nella catechesi.
Il cammino che pure il catechista deve compiere inizia nel concentrare tutti i propri sforzi per offrire un’esperienza viva di fede, affinché il percorso all’iniziazione cristiana non rimanga fine a se stesso. E perché non sia tale “la catechesi deve trasformarsi in un vero e proprio annuncio dell’Amore di Dio nei nostri confronti, che prende vita in Gesù, il Dio che ha camminato sulle nostre strade, è morto e risorto per noi e continua ad essere vivo al nostro fianco sostenendoci attraverso lo Spirito Santo: ogni esperienza che viviamo con i nostri ragazzi deve essere riletta insieme per facilitarne l’interiorizzazione e suscitare l’interesse e la curiosità che prelude ad una ricerca personale più profonda”. Nulla di approssimativo e nulla neppure di improvvisato per la crescita nella fede dei ragazzi e scoprire la bellezza di essere cristiani.
C’è molto impegno nella Chiesa, nei suoi preti ed animatori, nei volontari, nei catechisti per accompagnare ragazzi e giovani verso la novità sempre sconvolgente del Vangelo. Concetto ripreso dal vescovo di Ivrea monsignor Daniele Salera, che nella Messa di consegna del Mandato ha ricordato chi è il catechista: “Una persona che, conscia dei propri limiti e delle proprie inadeguatezze chiede aiuto al Signore per poter testimoniare il proprio incontro con lui e la forza della Parola nella propria vita”. I catechisti incontrandosi, formandosi insieme, condividendo momenti importanti della loro esperienza, creano quel “gruppo” che costituisce per la comunità una valida risorsa e per loro stessi un punto di forza dinnanzi alle difficoltà che incontrano, uno scambio di doni che ciascuno possiede, una preghiera fatta insieme. Per quanto riguarda le famiglie, sapere che esiste un gruppo formato da coloro che si occupano dell’educazione cristiana nella comunità fa percepire un senso di coesione e di unità.
Un giro nelle parrocchie della diocesi ci permettere di vedere quanta vitalità e quanto impegno per la formazione dei ragazzi e dei giovani, con nuovi input che il vescovo ha impresso nelle sue visite per conoscere la realtà che è stata affidata alle sue cure pastorali, e anche nella sua recente Lettera Pastorale di cui più volte abbiamo scritto. Un passaggio a Rivarolo ci permette di scoprire e di raccontare una volta di più, che il percorso di catechesi nelle parrocchie “rappresenta uno dei momenti più importanti nella vita dei bambini e delle loro famiglie. E non solo perché si tratta di un’attività settimanale o di un impegno parrocchiale, “ma perché è un vero e proprio cammino di crescita umana e spirituale – racconta il viceparroco don Antonio – pensato per introdurre gradualmente i più piccoli al mistero cristiano e per sostenere i genitori nel loro insostituibile ruolo di primi educatori alla fede”. Qui il cammino di catechesi si sviluppa su sei anni, dalla seconda elementare alla seconda media. C’è il tempo dunque di maturare e “collegare la fede alla vita quotidiana, alle scelte e alle responsabilità della crescita”. Un impegno che vede “arruolate” una ventina di persone.
È l’ennesimo esempio di come la Chiesa rimanga al centro dell’attenzione per molti giovani e punto di riferimento non solo per le attività aggregative ma come guida nel cammino di crescita spirituale.



