(elisa moro) – Un invito a vivere in pienezza il dono del sacerdozio, quello rivolto dal Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato, ai Presbiteri diocesani nel corso della S.Messa Crismale celebrata in Cattedrale Giovedì Santo, nella corso della quale sono stati benedetti gli oli dei Catecumeni e degli Infermi, ma ancor più è stato consacrato il Santo Crisma, come si può vedere in un passaggio del video che documenta questa parte centrale della Liturgia.

Una partecipazione attenta e coinvolta quella del clero attorno al Pastore, che ha rinnovato, come ogni anno, le promesse sacerdotali, accogliendo le paterne parole di incoraggiamento dell’omelia, che ha offerto riferimenti al Magistero di Papa Benedetto XVI, omelia di cui il video dà un’ampia sintesi.

All’inizio della Santa Messa, il Vicario Generale, Mons. Gian Mario Cuffia, ha reso il ringraziamento di tutta la Chiesa eporediese e canavesana a coloro che festeggiano quest’anno un anniversario di Ordinazione sacerdotale e che siamo lieti ed onorati di citare qui:

65.mo anniversario – ordinati nel 1959: Padre Mario Amadeo, OMI e Padre Martino Ferraro, OMI;

60.mo anniversario – ordinati nel 1964: Can. Romualdo Borgia, Don Ervino Bruna, SDB e Don Francesco Mosetto, SDB;

45.mo anniversario – ordinati nel 1979: Padre Dino Cadonà, OMI e Don Antonio Facetta;

35.mo anniversario – ordinati nel 1989: Don Silvio Gignone, SDB, Don Angelo Macaluso, Don Enzo Marchetti, Can. Massimo Ricca Sissoldo;

30.mo anniversario – ordinati nel 1994: Don Piermario Majnetti, SDB, Can. Luca Meinardi;

25.mo anniversario – ordinato nel 1999: Mons. Roberto Lucchini;

15.mo anniversario – ordinato nel 2009: Can. Marco Marchiando;

10.mo anniversario – ordinati nel 2014: Don Gianpaolo Bretti, Don Valerio D’Amico, Don Geofrey Mezron Mulangwa, Don Giuseppe Sciavilla;

quinto anniversario – ordinato nel 2019: Don Davide Mazza.

Mons. Cuffia ha altresì commemorato i Sacerdoti tornati alla Casa del Padre nel corso del 2023.

Mons. Vescovo ha salutato e ringraziato con accenti particolarmente affettuosi i graditi Ospiti della Chiesa Ortodossa rumena.

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Riflettendo sulla liturgia di Ordinazione Sacerdotale, Mons. Edoardo si è soffermato, in particolare, sull’eloquente gesto dell’imposizione delle mani, di assoluto legame tra il Sacerdote e Dio, proponendo quanto Benedetto XVI aveva esposto nell’Omelia della Messa Crismale del 2006: “Riflettiamo perciò nuovamente sui segni nei quali il Sacramento ci è stato donato. Al centro c’è il gesto antichissimo dell’imposizione delle mani, col quale Egli ha preso possesso di me dicendomi: “Tu mi appartieni”. Ma con ciò ha anche detto: “Tu stai sotto la protezione delle mie mani. Tu stai sotto la protezione del mio cuore. Tu sei custodito nel cavo delle mie mani e proprio così ti trovi nella vastità del mio amore. Rimani nello spazio delle mie mani e dammi le tue“.

Nella Liturgia, in particolare, che prosegue l’opera salvifica di Cristo, si incontra realmente “Colui che si offre ed è offerto”, e solo crescendo in questa intima amicizia con la preghiera, l’Eucaristia, l’adorazione, la devozione a Maria, ci si identifica totalmente ad immagine del vero Sommo Sacerdote (Eb. 7, 26), di Cristo, il Messia, unto con olio di esultanza, come cantano i Salmi.

Proprio nella Messa crismale del Giovedì Santo gli oli santi stanno al cuore dell’azione liturgica.

Vengono consacrati in Cattedrale, chiesa madre della Diocesi,  per tutto l’anno, esprimendo così anche l’unità della Chiesa, e rimandano a Cristo, il vero “pastore e custode delle nostre anime”, come lo chiama san Pietro (cfr. 1 Pt 2,25).

Al contempo, tengono insieme tutto l’anno liturgico, ancorato al mistero del Giovedì Santo, cuore del mistero eucaristico, del dono totale di sé che Cristo compie.

Infine, rimandano all’Orto degli Ulivi, in cui Gesù ha accettato interiormente la sua Passione, ma anche luogo dal quale Egli è asceso al Padre, è quindi il luogo della Redenzione.

Questo duplice mistero del Monte degli Ulivi è anche sempre “attivo” nell’olio sacramentale della Chiesa. In quattro Sacramenti l’olio è segno della bontà di Dio che ci tocca: nel Battesimo, nella Cresima come

Sacramento dello Spirito Santo, nei vari gradi del Sacramento dell’Ordine e, infine, nell’Unzione degli infermi, in cui l’olio viene offerto, per così dire, quale medicina di Dio – come la medicina che ora ci rende certi della sua bontà, ci deve rafforzare e consolare, ma che, allo stesso tempo, al di là del momento della malattia, rimanda alla guarigione definitiva, alla risurrezione (cfr. Gc 5,14).

“Essere sacerdote significa diventare amico di Gesù Cristo”

ricordava Papa Benedetto.

E questo sempre di più con tutta la nostra esistenza.

Il mondo ha bisogno di Dio, non di un qualsiasi dio, ma del Dio di Gesù Cristo, del Dio che si è fatto carne e sangue, che ci ha amati fino a morire per noi, che è risorto e ha creato in se stesso uno spazio per l’uomo”.

Questo Dio deve vivere in noi e noi in Lui.

È questa la chiamata sacerdotale: solo così – concludeva la sua omelia Papa Benedetto – il nostro agire da sacerdoti può portare frutti.

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