È stato svelato il “cuore” romanico del Santuario della Consolata di Torino. Dopo 240 giorni di cantiere, grazie al sostegno della FondazioneCRT che ha raddoppiato le donazioni dei cittadini , sono tornati alla luce gli affreschi delle prime campate della storica Chiesa di Sant’Andrea, costruita nell’XI secolo, su cui venne eretto nel 1675 l’attuale tempio Guariniano.

I lavori di recupero, condotti dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, hanno interessato le murature dell’antica chiesa ancora conservate nella cosiddetta Cappella del Convitto. Sono stati rimossi gli intonaci e le coloriture moderne, facendo riemergere alcuni “gioielli” nascosti, risalenti all’epoca romanica, restaurati anche con l’ausilio del laser.

Sulla parete sud è apparsa una grande figura dalla veste colorata, nell’atto di protendere una mano verso l’alto e reggere con l’altra un cartiglio. Le parole scritte rivelano la possibile identità del personaggio: il Patriarca Abramo

Sulla parete nord sono comparse due grandi figure inquadrate da elementi architettonici, che recano in mano dei cartigli.

Alla sommità delle pareti, nelle fasce decorate, si riconoscono due volti: uno maschile con grandi occhi, naso affilato e barba, il cui copricapo ci dice che potrebbe trattarsi di un monaco, probabilmente San Benedetto, come suggeriscono alcune lettere rinvenute ai lati (i primi monaci della chiesa di Sant’Andrea erano proprio benedettini); l’altro volto, femminile, col capo velato, è caratterizzato da uno sguardo intenso.

Non si è lavorato però solo al romanico. Nel catino absidale, di probabile costruzione seicentesca, è stata riportata alla luce una decorazione floreale, a ghirlande e motivi vegetali, nascosta dalle più recenti ridipinture, le cui tracce erano state rilevate già con le prime indagini.

Questo importante svelamento è il traguardo di un percorso avviato nel 2009 dal Santuario, in collaborazione con le Soprintendenze del Piemonte, con il primo cantiere di indagini che ha portato alla luce significativi elementi dell’architettura e della decorazione della prima chiesa, un _unicum_ nel panorama torinese.

“Con il Santuario della Consolata, la Fondazione CRT ha inaugurato un modello di filantropia innovativa applicata per la prima volta a un bene ecclesiastico – dichiara il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci –.  In aggiunta al tradizionale sostegno erogativo, infatti, abbiamo avviato una campagna di fundraising ad hoc e, con il meccanismo del matching grant, abbiamo raddoppiato oltre 270 donazioni, dalla città e non solo. Nell’ultimo anno, per il recupero degli affreschi romanici, le risorse hanno toccato complessivamente quota 135.000 euro”.