“Venite all’acqua”: con questa frase, tratta dal libro del Profeta Isaia (Is 55, 1) e incisa sul Tabernacolo del Santuario del Monte Stella di Ivrea, ha avuto inizio sabato scorso la riflessione del Vescovo Edoardo al Convegno Regionale dell’Ordo Virginum piemontese e della Valle d’Aosta: una lunga e densa giornata, costellata di tanti punti di riflessione e di momenti di condivisione fraterna tra le convenute.
“Eucaristia, nostra vita” era il titolo scelto per l’incontro, a sottolineare come ogni credente sia alla costante ricerca della fonte in grado – riprendendo le parole di monsignor Edoardo – “di placare la sua continua sete, concetto ben espresso anche dal Salmo 62 (“Ha sete di te l’anima mia, a te anela la mia carne”). La domanda che deve quindi sorgere non è il chiedersi se si prova sete, quanto piuttosto quella di interrogarsi sul tipo di fonte che si ricerca e su quale cammino si sta intraprendendo per raggiungerla. Alla vigilia della Solennità del Corpus Domini, l’attenzione viene posta sull’Eucaristia, vera e unica fonte necessaria per la costruzione della città terrena alla luce del Vangelo, vissuta sia nella Celebrazione Eucaristica, sia nell’adorazione personale e silenziosa di ciascuno”.
A questa società – che, rileggendo alcune riflessioni di Papa Francesco sull’Eucaristia, il vescovo ha definito “nevrotica e caotica” – si deve proporre un modello di vita eucaristico “nel mondo”, capace di ringraziare “sempre e in ogni luogo” (usando le parole della Preghiera eucaristica), di essere dono libero e gratuito per gli altri e di creare un’autentica comunione fraterna nella comunità cristiana. Nel concreto significa quindi vivere una vita alla sequela di Cristo, orientata verso la santità (come suggerito dall’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate”), rimanendo “nel mondo ma non del mondo”, coltivando una sempre più grande conformazione a Lui, lasciandosi plasmare dalla Sua azione e dalla Grazia, in modo da riflettere la Sua luce.
Secondo Papa Francesco, solo attraverso l’incontro della debolezza e fragilità umana con la Grazia salvifica, diventa possibile la santità, che si declina nel mondo attuale (e questo vale a maggior ragione per l’Ordo Virginum) in cinque manifestazioni di amore per Dio e per il prossimo: la sopportazione, la pazienza, la mitezza, la gioia e un sano senso dell’umorismo.
In questo respiro di dinamicità e di concreta testimonianza nel mondo, si colloca l’Ordo Virginum: una vocazione che affonda le sue radici nei primi quattro secoli del cristianesimo, con la consacrazione delle vergini, ma che è rifiorita in seguito al Concilio Ecumenico Vaticano II come ampio nuovo respiro della Madre Chiesa, colorandola dei molteplici e unici carismi di ciascuna donna che ha scelto di seguire il Signore con libertà e senza segni esteriori.
Proprio nella presentazione dei doni, durante la Santa Messa, sono stati portati all’altare anche i simboli dell’Ordo Virginum: una lampada, che rappresenta l’essere “lampade accese in mezzo al mondo”, ma anche la vigilanza richiesta, come per le vergini del Vangelo; la Nota Pastorale della CEI, documento esplicativo di questa forma di vita consacrata; e il profumo, che richiama “il buon profumo di Cristo”, sparso nella quotidianità di una vita ordinaria.
Le consacrate e le donne in cammino di Acqui, Cuneo, Ivrea, Aosta, Mondovì, Novara, Saluzzo e Torino si sono dunque salutate dandosi sin d’ora appuntamento per il prossimo anno ospiti della Diocesi di Cuneo.
Elisa Moro