(Cristina Terribili)

Una famosa pubblicità recita che “a Natale puoi…”. In prossimità delle feste, mentre eravamo intenti a fantasticare su cosa fare e con chi, si è capovolto di nuovo tutto e abbiamo dovuto rimettere in discussione desideri e programmi. Forse è l’ultimo ribaltone di questo anno tumultuoso, in cui abbiamo zigzagato in non facili labirinti.

A dirla tutta però, non eravamo molto sereni neppure prima dell’ultimo Dpcm: volti contratti, malumore, abbondanti pensieri per la testa e con le risorse – economiche e mentali – in via di esaurimento. Prima che tutto – o quasi – si chiuda nuovamente (cioè da giovedi 24) possiamo concentrarci su ciò che ci resta da fare a Natale e dintorni, perché cercare un senso nuovo per questa festa è possibile.

Viktor Frankl, un neurologo che ha cercato il senso della propria esistenza all’interno di un lager (“Uno psicologo nei lager” è il titolo di un suo famoso libro) scrive che “A un uomo si può togliere tutto, tranne una cosa: l’ultima delle libertà umane – la possibilità di scegliere il proprio atteggiamento in ogni circostanza – di scegliere il proprio modo”. Vale a dire che, sinché possiamo
scegliere l’atteggiamento con cui affrontare le difficoltà che inevitabilmente ostacolano la nostra vita, siamo e saremo sempre liberi.

Si potrebbe obiettare che si è liberi di rifiutare le disposizioni, giungendo però all’anarchia, alla scelta secondo la voglia del momento, ma è proprio la ricerca di senso che aiuta a dare un’etica, morale, consapevole, al nostro muoverci quotidiano.

Quando si perde il senso della nostra vita, viviamo uno stato di profonda angoscia, rischiamo di appagare bisogni effimeri ed inconsistenti, capaci solo di aumentare il vuoto esistenziale, inoltrandoci in ricerche caotiche di qualcosa che non si riesce a definire. Le avversità esistono ed è molto più rischioso non ammetterle, o cercare di evitarle a tutti i costi, piuttosto che affrontarle come momento per imparare qualcosa in più di noi stessi e degli altri.

L’esperienza acquisita durante la prima fase della pandemia ci ha insegnato come, attraverso un uso intelligente di tutta la tecnologia, possiamo aprirci ad un mondo diverso dal nostro, avvicinarsi ad altre realtà e tornare a sorprenderci di tutto ciò che di bello ci circonda.