(Editoriale)

Tra noi e il Natale ci sta di mezzo giovedì, un giorno; e tra noi e fine anno ci sta di mezzo una settimana. Poco manca, quindi, al giro di boa. Abbiamo anticipato di un giorno la pubblicazione del giornale, che ha la data di mercoledì 23 dicembre, per evitare tutti gli inghippi del prefestivo e della zona rossa che scatta domani. Una garanzia, vogliamo credere, per farlo arrivare puntualmente in casa di tutti gli abbonati e nelle edicole.

Siamo giunti alla fine dell’anno; un anno che tutti vorremmo cancellare dalla nostra vita e dalla nostra storia, che ci ha fatto incontrare poche gioie e tante amarezze. La lista sarebbe lunga e ciascuno ha la propria. Ma nulla si cancella dalla storia, tutto sarà raccontato ai nostri figli, ai nipoti e pronipoti, all’infinito, e tutti sapranno che cos’è stato per noi il 2020. Per il 2021 ci resta la grande speranza da alimentare, e che il Natale rinvigorisce, rafforza, rinsalda. Questo è l’augurio che più frequentemente ci stiamo scambiando e stiamo scrivendo nei nostri bigliettini d’occasione. Speranza.

Perché fin qui siamo arrivati, ciò che abbiamo vissuto ci è chiaro, ma ciò a cui andiamo incontro non lo è affatto. La storia, che è maestra di vita, ma dalla quale impariamo sempre troppo poco o addirittura nulla, è lì a ricordarci chi siamo realmente, la nostra dimensione, i nostri limiti e i nostri eccessi.

Quante cose avremmo voluto fare e non è stato possibile, ma quante non immaginavamo neppure di fare – o di essere capaci di fare –: e le abbiamo realizzate in questo anno.

Come siamo cambiati dopo aver vissuto le esperienze terribili della malattia, della morte, della nuova povertà, del lockdown, della crisi socio-economica e quella dei rapporti umani a scartamento ridotto, dello swartworking e della didattica a distanza, del confinamento, frustrati per la nostra libertà che abbiamo sentito violata, disprezzata, limitata? Come siamo cambiati dovendo vivere alla giornata, senza orizzonti? Cosa siamo diventati e cosa gli altri sono diventati per noi, tra paure del contagio e bisogno di solidarietà?

Ciascuno ha la sua storia vissuta da raccontare e dalla quale trarre insegnamenti utili.

Il nostro pensiero – in questo fine anno – va a tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno avuto a che fare con il giornale. Sono tanti. Siete in tanti a farci sentire il vostro affetto, il vostro sostegno, le vostre critiche, e partecipate in modo diverso alla vita del “vostro” giornale. A tutti, senza dimenticare nessuno, vanno i nostri auguri più sentiti, più sinceri, più riconoscenti.

A chi ci ha letto ogni giovedì andando all’edicola e chi si è abbonato e continuerà a farlo credendo nello sforzo che facciamo per informare con responsabilità; chi ha scritto per noi da ogni angolo del territorio, chi ha stampato le pagine e chi le ha distribuite, chi ci ha venduto nelle edicole e chi ha fatto funzionare le edizioni web, chi continua a farci pubblicità tra la gente comune e ci aiuta nella diffusione, l’editore e l’amministrazione.

Tutti siete stati preziosi per il nostro lavoro di giornalisti e tutti lo sarete ancora nell’incerto 2021, che però ha una certezza: quella di essere una presenza attiva e decisiva della stampa di ispirazione cattolica, che nel suo territorio vive, dal suo territorio prende vita e al tempo stesso lo nutre e contribuisce alla sua crescita umana, spirituale, di conoscenza e di coscienza rispetto a quanto accade.