A quattro mesi dal voto regionale del 9 giugno il Piemonte scopre che il bipolarismo è al tramonto: il centro-destra conferma il Governatore Alberto Cirio, nel centro-sinistra c’è la diaspora, con il rischio di una consultazione elettorale di bandiera, senza una reale alternativa. Un fatto mai accaduto dal 1970, prime votazioni regionali.

Il Pd della Schlein ha puntato tutto sull’accordo con il M5S, ma Conte continua a rifiutare un’intesa organica, accentuando anzi le distanze, dalla politica estera alla Rai, dai migranti all’edilizia. All’origine del dissidio c’è un equivoco sulla natura del M5S, che non si è mai collocato nell’area di sinistra, assumendo con Grillo un’identità populista e anti-sistema; nel 2018, dopo la vittoria alle politiche, Conte ha guidato il suo primo Governo con la destra di Salvini (memorabili i suoi blocchi navali); quindi, per restare a Palazzo Chigi, ha flirtato con il Pd di Franceschini e Zingaretti (che pagheranno caro, nel voto, questa improvvisa conversione). Il M5S ha poi “subìto” il governo Draghi di unità nazionale, voluto da Mattarella, ma alla prima occasione lo ha abbattuto con Berlusconi e Salvini. In altre parole il M5S si muove come un polo autonomo, il terzo, dopo il centro-destra e il Pd, rendendo impossibile il bipolarismo e vana la sterzata a sinistra della segretaria Schlein.

Rompendo il fronte delle “femministe”, Evelina Christillin ha chiesto un cambio ai Dem, proponendo per la segreteria il riformista Paolo Gentiloni, ex premier e attuale commissario europeo. È un segnale di disagio, confermato anche dai sondaggi: gli elettori del Pd, in maggioranza, sono contrari alla candidatura della segretaria alle Europee, sulla linea Prodi. L’ex premier, in un’intervista al “Corriere”, ha rivolto un nuovo richiamo alla segretaria in difesa della libertà di coscienza sui temi etici (il riferimento è alla vicenda della consigliera veneta Bigon, “punita” per il voto contrario sul fine-vita). Contestualmente ha messo il dito sulla vera piaga: l’assenza di alternative, nel sistema bipolare, rafforza il Governo Meloni, nonostante i molti problemi aperti (le discusse riforme istituzionali sulle autonomie regionali e il premierato elettivo, la politica europea e le alleanze per il nuovo Parlamento di Strasburgo).

L’autonomia regionale voluta dalla Lega è solo un pezzo di carta senza i Lep (livelli essenziali di prestazione). Per garantire parità di condizioni al centro-sud, soprattutto nella sanità, occorrono centinaia di miliardi; altrimenti avremo due Italie, come temono i vescovi italiani. Per ora non c’è alcuna indicazione su come reperire queste risorse, in un bilancio statale in deficit.

Il premierato elettivo è in realtà uno svuotamento dei poteri di garanzia del Quirinale: accentrando le principali funzioni su una sola persona marca un cambiamento radicale della Costituzione repubblicana nata dall’antifascismo.

Sulla politica europea c’è l’incognita dell’alleanza del centro-destra con Governi anti-Bruxelles come Orban in Ungheria; c’è poi l’intesa elettorale della Lega con l’ultra-destra tedesca, accusata di rigurgiti filo-nazisti e contestata anche dai Vescovi per l’assoluta chiusura a migranti e stranieri. È compatibile questa compagnia con il ruolo politico dell’Italia?

Al tramonto del bipolarismo ha contribuito anche la frattura nei Centristi, con Calenda e Renzi che anche in Piemonte camminano su binari diversi: “Azione” propensa al sostegno a Cirio, “Italia viva” disponibile all’accordo con il Pd, senza i Pentastellati e l’alleanza Verdi-Sinistra. Dopo quasi trent’anni di scontri “veri” tra Berlusconi e Prodi, il previsto dibattito televisivo Meloni-Schlein presenterebbe una realtà artefatta, con la premier alla guida di una coalizione di governo e la segretaria espressione solo del suo partito.

Per il bene delle istituzioni democratiche, che vivono con la possibilità dell’alternanza, le componenti dell’area del centro-sinistra necessitano di un ripensamento complessivo. A cominciare dal Piemonte, perché gli elettori (tutti) non meritano un risultato già scritto che li allontanerebbe ancora di più dalle urne.