(Cristina Terribili)

ROMA – Con i cambi dei colori nelle Regioni è stato riorganizzato anche l’assetto scolastico, con classi in presenza o con percentuali del 50 o del 75%, con ragazzi desiderosi di riacquistare il loro posto tanto desiderato, con chi contesta la sicurezza nei mezzi di trasporto per andare e tornare dagli istituti scolastici.

Se questi sono gli elementi superficiali di un rientro in classe, ci sono aspetti che bisogna considerare, legati a quanto accaduto fino ad ora con la pandemia, che riguardano proprio i giovani.

Ad un anno dall’inizio della pandemia i contesti di vita dei giovani sono stati tutti stravolti, non solo con la chiusura delle scuole, ma perché nessun ambito della loro vita è stato risparmiato. È stato chiesto a dei cervelli, in una fase molto delicata della maturazione dove sono utili punti fermi e regole chiare e stabilite, di adattarsi costantemente e per un periodo di tempo molto lungo, a continui cambiamenti nel modo di fare, di pensare, di conoscere; in qualche modo, di essere.

Questo mondo di adolescenti, che ha bisogno di scontrarsi con degli adulti di riferimento solidi, con i piedi piantati a terra, con valori saldi, da contestare prima e da condividere poi, si è trovato il mondo dei grandi in difficoltà. A più di qualcuno è cambiata radicalmente la condizione economica; non pochi insegnanti hanno mostrato difficoltà a gestire i mezzi informatici o a modulare didattiche, a mantenere saldo il loro ruolo e la loro competenza senza un’aula, un setting di riferimento, perché ognuno, a suo modo, ha dovuto mostrare la propria intimità, quella delle stanze della casa in cui si lavorava, quella dei gatti che saltavano sulla tastiera, quella del corriere che suonava alla porta, quella delle telefonate a voce alta e così via.

Nel rientrare a scuola si dovranno fare i conti con quello che si è mostrato e con i dolori muscolo-scheletrici derivanti da tante posizioni innaturali che si sono assunte per trovare una comodità, che comunque è rimasta miraggio.

Si dovranno fare i conti con un’attenzione che sarà ancora più labile, poiché le tante ore davanti allo schermo alterano la capacità di prestare attenzione. Ci si dovrà misurare con il desiderio di parlare, di guardarsi negli occhi, di sentire nuovamente l’odore dell’altro. Tutto sarà più impellente della lezione in programma. Ma si dovranno fare anche i conti con le ore di sonno, sempre poche, sempre stressate dalla luce dello schermo che è tarata su lunghezze d’onda più vicine alle ore diurne e che quindi manda al cervello segnali in cui gli chiede di rimanere sveglio perché è giorno, quando invece è notte. Con la necessità di doversi preparare di nuovo per tempo, contemplare il traffico per raggiungere l’Istituto, ricominciare a fare una colazione utile per avere l’energia giusta.

Sarà compito dei genitori riorganizzare i propri tempi per favorire una ripresa dei propri figli, per svegliarli a tempo, per supervisionare non solo se hanno tutto il corredo scolastico, ma anche se arrivano a scuola con i compiti svolti, capaci di affrontare una verifica o un’interrogazione non mediata da uno schermo. Deve essere la famiglia a vigilare se il proprio ragazzo riesce a fare i passi in un percorso interrotto a più riprese e sostenerlo, laddove necessario.

Sarà compito dei docenti, oggi ancora più di ieri, riprendere le fila di tante alterazioni, riprendere una routine e favorire una autoregolazione che passa anche dal segnare correttamente le attività da svolgere per casa entro le 15 e non nel tardo pomeriggio o, in alcuni casi, dopo l’orario della cena.

I docenti dovranno farsi carico di quei ragazzi che sono rimasti intrappolati dentro se stessi, che si sono ritirati ancora di più dalla vita sociale, che hanno sviluppato una tale paura da essere diventata panico. Dovranno rendersi disponibili a prendere degli accordi in favore di tanti giovani che nei prossimi anni saranno a maggiore rischio di allontanamento dal mondo della scuola. Dovranno fare i conti anche con la loro iperconnessione, con l’impulso di controllare ogni minuto la schermata del telefono per leggere messaggi, mail o notizie.

Dovranno essere loro, gli insegnanti, l’esempio che si può rimanere anche senza traffico dati per qualche ora; che se la rete fa sentire onnipotenti, permette di nascondersi dietro l’anonimato, creare identità fittizie, in un’aula scolastica si ritorna ad essere presenti, individuabili, interrogabili.

Oggi i ragazzi sono ancora più fragili, sono ancora più a rischio, i dati sull’abuso di sostanze, sugli atti auto ed eterolesivi sono in costante crescita.

Mai come ora scuola e famiglia e tutte le altre istituzioni devono collaborare, per salvare una generazione.